18 aprile 2006

Il lento attacco alla Chiesa

Continua l'attacco, lento e continuo, alla Chiesa cattolica e al cristianesimo tutto.
Ecco le ultime "bordate" sparate alla Navicella di Pietro.



Venerdì santo è usato per l'uscita del terzo libro di Melissa Panarello, Nel nome dell'amore, scritto a metà tra il saggio e il diario, che "denuncia" le limitazioni morali imposte ai giovani dalla Chiesa cattolica in materia di aborto, anticoncezionali, matrimonio, omosessualità e quant'altro (leggi qui). La sua è una "rabbia" sincera, che si è accorta di avere quando, morto Giovanni Paolo II, con Benedetto XVI si è palesato un tradizionalismo cattolico che credeva non esistesse più.



Domani (19 aprile 2006), primo anniversario dell'elezione di Benedetto XVI, sarà anche il giorno dell'uscita dell'anonimo "libello", Contro Ratzinger, edito dalla altrettanto anonima ISBN. "E' una confutazione, una critica, un pamphlet rigoroso, spesso ironico, a tratti letterario, che si tiene lontano dall'anticlericalismo di maniera proponendosi come strumento utile per capire, necessario per difendersi": questo è il commento della casa editrice (leggi). Nell'intervista a "Repubblica" (eccola) - rilasciata rigorosamente in maniera "anonima", per email attraverso il suo editore - l'anonimo autore afferma di aver "...cercato di mostrare che Karol Wojtyla e Joseph Ratzinger non sono stati soltanto complementari, ma addirittura sovrapposti. È difficile stabilire dove inizino il pensiero e il pontificato di Benedetto XVI e finiscano quelli di Giovanni Paolo II. La differenza, mi sembra, risiede nel dubbio."



Ancora.
David A. Yallop, presenta il suo Habemus papam, un libro che "rilegge" i problemi mondiali ed ecclesiali alla luce della forte personalità di Giovanni Paolo II. Tanto forte da oscurarne alcuni e relegarli in secondo piano (come quello della situazione in America latina, abbandonata a se stessa contro il colonialismo americano). Qui una recensione.




Dopo tre anni, MTV decide di mandare in onda il cartone Popetown, nel circuito tedesco ed austriaco. Il cartone, simile al più famoso South Park, con cui ha in comune una satira irriverente, era stato originariamente prodotto per l'inglese BBC che però lo ha subito ceduto ad MTV a seguito delle proteste dei cattolici inglesi. Quelle forti dei cattolici tedeschi, che chiedono il ritiro del cartone, sono riportate su Korazym.org.
Ovviamente, non potendo resistere a tal ghiotto menu, "Repubblica" dedica a queste prelibatezze per palati anticlericali vecchio stampo un pezzo a firma di Dario Oliviero uscito proprio il Venerdì Santo: eccolo.



Ma non è finita qui perché ecco un vero e proprio "pezzo da '90". Una cosa che fa vacillare il fondamento stesso del cristianesimo, secondo alcuni.
Il 21 aprile p.v., sarà pubblicato in esclusiva per l'Italia dal "National Geographic Italia" di maggio, "Il Vangelo perduto di Giuda Iscariota". Con la rivista si potrà anche acquistare il libro tradotto recentemente da un'equipe di esperti (Alberto Flores d'Arcais su "Repubblica"). E tanto tanto zelante positivismo illuminista.
Sull'argomento è stata incentrata la prima parte della predica del Venerdì Santo  tenuta nella basilica di San Pietro dal predicatore della Casa pontificia, il cappuccino padre Raniero Cantalamessa. "Avvenire" di oggi (18/04/2006), la riporta a pagina 25, su "Agorà".
In pratica, con questa scoperta si vorrebbe immaginare un "concordato preventivo" tra Gesù e Giuda: "Caro amico, tradiscimi perché qualcuno lo deve pur fare. In cambio, anche se sarai maledetto per molto tempo, ti prometto il primato su tutti gli altri discepoli". E Giuda ci sta. Tradisce Gesù e... La narrazione si interrompe prima della Pasqua. Al manoscritto mancano purtroppo le ultime pagine (niente paura: ci sarà sempre da qualche parte un Daniele Marrone che s'inventerà un degno finale, magari supportato da qualche oscura congettura). Intanto, per dirla con Cantalamessa, "milioni di persone sono indotte da abili rimaneggiatori di leggende antiche a credere che Gesú non è, in realtà, mai stato crocifisso (...) Queste teorie dimostrano che quando si tratta della Passione di Gesú, a dispetto della massima popolare, la fantasia supera la realtà, ed è, ahimè, anche più redditizia". Nel caso specifico, «l’equivoco sta nell’usare apocrifi del II-III secolo per far dire loro il contrario di quello che intendevano». Ma intanto è anche vero che «si fa un gran parlare del gesto di Giuda e non ci si accorge che lo si sta rinnovando: il Salvatore viene ancora venduto,non più ai capi del sinedrio per trenta, ma a editori e librai per miliardi di denari».


Finiamo con la denuncia di Mons. Héctor Aguer, Arcivescovo di La Plata (Argentina), contro quella che definisce un "...ondata prepotente e impudica di disprezzo e odio a Gesù Cristo, non solamente alla Chiesa e ai Cristiani, ma allo stesso Cristo. Non si tratta di episodi isolati: numerosi fatti recenti - basta menzionarne qualcuno adesso - indicano nella loro simultaneità che sono portati contro il Cristianesimo in quanto tale, attaccando il suo centro vitale con le caratteristiche di una cospirazione". Ecco il pezzo (in spagnolo) su aciprensa.com.

Ha visto bene l'Arcivescovo. E qui in Italia? Tra tanti prelati che hanno rilasciato dichiarazioni di voto - anche a sproposito - alla vigilia delle recentissime elezioni politiche, mi piacerebbe che ce ne fosse almeno qualcuno che su questi argomenti - cioè, a proposito - faccia sentire la propria voce.

15 aprile 2006

Cambiare le parole...


UE: ISLAM, ALLO STUDIO LESSICO POLITICAMENTE CORRETTO
(ANSA) - BRUXELLES, 13 APR - L'Unione Europea sta rivedendo il linguaggio usato per descrivere i terroristi che agiscono in nome dell'Islam, con l'obiettivo di mettere a punto un 'lessico' per la comunicazione capace di mandare un messaggio chiaro al grande pubblico: non c'e' niente nella religione che giustifichi atti come l'11 settembre o gli attentati di Madrid e Londra. Un lessico, questo, che fisserebbe le linee guida per i funzionari ed i politici Ue, in modo da evitare di peggiorare situazioni potenzialmente esplosive, come quella seguita alla pubblicazione delle vignette islamiche da parte di un quotidiano danese. ''Non useremo di sicuro il termine 'terrorismo islamico' - ha dichiarato una fonte Ue che ha preferito mantenere l'anonimato -. Parliamo invece di 'terroristi che invocano l'Islam in modo oltraggioso'''. Tra gli altri termini sotto esame, ci sono 'islamista', 'fondamentalista' e 'jihad'. Quest'ultimo, in particolare, viene spesso utilizzato dall'organizzazione Al Qaeda e alcuni altri gruppi in riferimento a una guerra contro gli infedeli, anche se per la maggior parte dei musulmani indica uno sforzo spirituale e non ha quindi una connotazione negativa. Un primo documento della presidenza austriaca di turno dell'Ue su questo tema dovrebbe essere adottato dai Venticinque il prossimo giugno. L'Unione europea ha deciso di muoversi cosi' in una sorta di campo minato, caratterizzato da temi supersensibili, come l'accusa dei critici dell'Islam, secondo i quali si tratta di una religione intrinsecamente violenta. Tuttavia, non affrontare il problema potrebbe essere piu' rischioso. Le caricature del Profeta Maometto pubblicate dal giornale danese (tra cui una che lo ritraeva con una bomba nel turbante), sono state ritenute blasfeme in alcuni paesi musulmani ed hanno provocato violente proteste con numerose vittime. Per questo, sottolineano fonti comunitarie, l'attenta scelta delle parole serve a ''non cadere nella trappola'' e finire per offendere i cittadini. ''Non si puo' usare una terminologia che potrebbe peggiorare il problema - si spiega -. Questo e' un tentativo di capire le sensibilita' sottintese nell'uso di un certo linguaggio''. Sembra destinato a scomparire, quindi, il termine 'terrorismo islamico'. Secondo l'avvocato musulmano Omar Faruk, ''quelle parole non possono stare una accanto all'altra''. L'Islam, rilevano le fonti, ''e' contro ogni forma di terrorismo. La stessa parola Islam significa pace'', ma la diffusione di questa espressione ''crea una cultura in cui il terrorismo viene identificato con l'Islam''.(ANSA). RED-CB

Forse stiamo esagerando nel polically correct, perché mi sembra proprio che questo modo di procedere sia quantomai ipocrita e opportunistico. Ipocrita in quanto dettato dal relativismo galoppante che pervade la nostra povera società occidentale. Opportunistico perché si evita così di "offendere" le sensibilità religiose degli islamici solo perché se ne conoscono le gravi conseguenze in termini di "violente proteste".
E poi quella di decidere la mutazione del significato di alcuni termini, per cui di colpo diventerebbero offensivi, non riesco proprio a comprenderla (gli "islamisti" universitari, per esempio, si dovrebbero preoccupare perché se "islamista" è un termine offensivo, allora tutti i dipartimenti delle facoltà di lettere o di scienze umane che così sono denominati andrebbero rinominati).
L'importante, invece, è che i nostri illuminati eurodeputati possano comunque permettere che i cristiani - e segnatamente i cattolici - vengano offesi quando è possibile (tra l'altro sembra pure che la cosa sia molto di moda negli ambienti chic europei). Tanto non andranno mai a spaccare le vetrine dei negozi (come fanno i no-global), o a bruciare le bandiere dei paesi occidentali come fanno gli islamici, appunto. Sono cristiani? Ebbene, che porgano l'altra guancia...
Come è giusto! D'altronde la Pasqua insegna proprio che Gesù Cristo si è fatto imprigionare, frustare, vezzeggiare, flagellare e crocifiggere senza che si sia giustificato o abbia cercato di difendersi.
Possiamo farlo anche noi, quindi. Perché è la resurrezione quella che conta.
Ma possiamo anche cristianamente e civilmente far notare che questo è - se possibile - l'ennesimo segnale della decadenza della nostra società, che non riconosce più valori condivisi e svende la propria storia e le proprie radici in cambio di nulla.

12 aprile 2006

La nostra responsabilità


Mons. Fisichella, paura Paese diviso
Chiesa aiutera' a superare i conflitti
(ANSA)-ROMA, 10 APR - L'Italia spaccata a metà preoccupa la Chiesa. "I cristiani e la Chiesa hanno una grande responsabilità", dice mons. Rino Fisichella. "Oggi è tempo di superare i conflitti - aggiunge il rettore dell'Università del Laterano e cappellano di Montecitorio - la nostra responsabilità è rivolta al bene comune. Compito della Chiesa non è di entrare in politica, ma di indicare alla politica quello che è il bene di tutti, dunque in una società bisogna sempre trovare un accordo". (23:27)

Nel mare magnum di niente che sta seguendo la conclusione della campagna elettorale e il suo esito - non una sola dichiarazione di spessore è stata rilasciata dai protagonisti dei due schieramenti -, quella di Mons. Fisichella, battuta ieri sera dall'ANSA quando ancora sembrava che la CDL dovesse prevalere sull'Unione, è - se possibile - l’ennesimo lume di speranza che la Chiesa offre a questo Paese. Al di là di chi ha vinto veramente le elezioni infatti, e dei proclami di chi si accinge a governare o di chi rivendica invece una vittoria morale vera o presunta che sia, è chiaro che quella di oggi è un’Italia spaccata, sospesa tra vecchie nostalgie ideologiche e nuove visioni liberiste del mondo.

Sarà difficile riuscire in quella che Mons. Fisichella indica come “la nostra responsabilità”. Ma una responsabilità a cui i cristiani, i credenti, non possono sottrarsi. E se alla Chiesa non compete di impegnarsi direttamente in politica, “ma di indicare alla politica quello che è il bene di tutti”, ai cristiani è comunque richiesto di farsi “portatori” delle indicazioni sul bene di tutti che dalla Chiesa ci provengono, nella società e nella stessa politica.
Che i cristiani riflettano a fondo sul loro ruolo nel mondo. Soprattutto per rispondere con efficacia alla responsabilità cui sono chiamati e da cui non possono fuggire.

10 aprile 2006

Elezioni politiche: fuori il crocifisso dai seggi


Elezioni, tolto crocifisso da seggio
In comune nei pressi di Terni, indagano carabinieri
(ANSA) - AMELIA (TERNI), 9 APR - Ieri in un seggio di una scuola di Fornole (Amelia), il presidente della sezione avrebbe deciso di togliere il crocifisso dal muro. La sua decisione ha causato le immediate proteste di alcuni rappresentanti dei partiti di centrodestra impegnati nello stesso seggio.Sono stati gli agenti della GdF ad avvertire del fatto i carabinieri di Amelia, che in tarda mattinata hanno compiuto un sopralluogo. Il crocifisso, al momento, non e' stato ancora ricollocato al suo posto.
Fonte: http://www.ansa.it/main/notizie/awnplus/elezioni2006/news/2006-04-09_1091884.html

Appena qualche settimana fa, il Consiglio di Stato aveva sentenziato che il crocifisso deve restare nelle aule in quanto simbolo di valori civili (Consiglio di Stato , sez. VI, decisione 13.02.2006 n° 556). E non "perché sia un “suppellettile” o un “oggetto di culto”, ma perché “è un simbolo idoneo ad esprimere l’elevato fondamento dei valori civili” (tolleranza, rispetto reciproco, valorizzazione della persona, affermazione dei suoi diritti, etc…) che hanno un’origine religiosa, ma “che sono poi i valori che delineano la laicità nell’attuale ordinamento dello Stato” (cfr.: Pierangelo Dagna, in http://www.altalex.com/index.php?idnot=10360).
Ora, per l'esercizio del diritto-dovere fondamentale di una democrazia, cioè il voto, si grida allo scandalo e si pretende che quel "simbolo", venga rimosso dalle aule di seggio.
E si danno anche consigli su come pretendere la rimozione del "simbolo di una religione specifica (non più di stato dal 1984) e che, (...) vìola il supremo principio costituzionale della laicità dello Stato" (cfr. UAAR - Unione degli Atei Agnostici Razionalisti: http://www.uaar.it/uaar/campagne/scrocifiggiamo/48.html).
Annotiamo un po' di confusione nell'utilizzo del termine simbolo,  il cui significato - purtroppo - non è evidentemente conosciuto a fondo persino dal Consiglio di Stato che sembrerebbe intenderlo di più nel senso comune di "segno". Il simbolo (dal greco symbàllò, «metto insieme») è infatti di per sé un qualcosa di unificante e universalmente valido per tutti. Il segno no. Si pensi, ad esempio, ai segni del nostro alfabeto, di origine fenicia, ma comunque diversi da quelli dell'alfabeto greco o cirillico. Eppure alcuni suoni vocali sono i medesimi, ma vengono indicati graficamente, e convenzionalmente, in maniera diversa. Secondo la definizione hegeliana, il segno «rappresenta un contenuto del tutto diverso da quello che ha per sé», e cioè tra il segno e ciò che esso significa vi è un rapporto di reciproca indifferenza e convenzionalità. Tutto questo non si ritrova nel simbolo, in cui sono "messi insieme" - come ricorda la sua etimologia greca - il segno e il suo significato.
Ma il "mettere insieme" deve essere condiviso da tutti. O almeno dovrebbe, se non fosse per quel relativismo che ormai sta minando le basi della nostra società.
E allora, per il crocifisso viene da dire che l'unica definizione ancora attuale è quella di San Paolo: scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani, ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci ... potenza di Dio e sapienza di Dio (1 Cor 1, 23-24).
A questo i cattolici, i cristiani, saranno chiamati a (ri)abituarsi.