Note, appunti, lettere, commenti, articoli, opinioni, scritti, racconti, idee, pensieri in libertà... qui e adesso, dove mi è dato di vivere, a Capranica e nel mondo...
1) "Qui vult venire post me abneget semetipsum, tollat crucem suam et sequatur me" [cfr. Mt 16,24; Lc 9,23]; 2) "Ama nesciri et pro nihilo reputari" (Imitazione di Cristo, cap. 2);
Presso l'Archivio Storico delle Parrocchie e degli Enti Ecclesiastici di Capranica (in seguito ASPC), all'interno del Liber Mortuorum
della Parrocchia di San Giovanni Evangelista (anni 1900-1930), è
conservato un breve elenco suddiviso in 5 fogli da computisteria,
separati dal registro, in cui sono riportati i nomi di 23 capranichesi
caduti nel corso della Prima Guerra Mondiale.
L'elenco
riportato nei 5 fogli di cui parliamo è evidentemente parziale se si
tiene conto che, tra morti e dispersi, Capranica donò alla Patria ben 75
ragazzi nel fiore degli anni.
Il
Podestà Buzi, il 6 novembre 1927, in occasione del restauro della
chiesa di San Francesco e dell'inaugurazione della cappella ai caduti,
che fu collocata – non senza polemiche – dall'architetto Antonio Muñoz sotto le scalinate d'accesso al tempio, fece stampare un breve opuscoletto (dal titolo Per l'inaugurazione della Cappella Votiva ai gloriosi caduti nella Guerra di redenzione MCMXV – MCMXVIII),
in cui furono riportati i nomi di tutti i soldati capranichesi che
persero la vita in quegli anni tragici. Gli stessi nomi sono ancora oggi
scolpiti nelle epigrafi contenute all'interno della piccola cappellina,
disposte a corona del bassorilievo di Amleto Cataldi raffigurante
l'Italia che brucia incenso per i suoi figli perduti.
Nella
pubblicazione di Luigi Buzi i nomi dei 75 caduti vengono riportati in
ordine alfabetico, senza ulteriori notizie oltre il nome e il cognome, e
vengono suddivisi in:
morti in combattimento: 31 nomi;
dispersi in combattimento: 9 nomi;
morti in prigionia: 7 nomi;
morti in zona di guerra per malattia: 8 nomi;
morti in ospedali territoriali per malattia: 20 nomi;
Quelli
riportati nell'elenco conservato nell'ASPC, invece, sono per la
maggioranza riferiti a morti in combattimento (20 nomi), mentre i
restanti sono nomi di deceduti in zona di guerra per malattia o in
ospedali territoriali per malattia:
morti in zona di guerra per malattia (2 nomi): Rosati Settimio e Tanci Francesco;
morti in ospedali territoriali per malattia (1 nome): Moneta Servilio.
L'elenco
è numerato e ordinato secondo la data in cui veniva ricevuta la notizia
della morte del militare, dal 20 gennaio 1917 (data della prima
comunicazione), fino al 6 agosto 1918.
Per
ogni soldato viene indicata la paternità, l'età, l'unità di
appartenenza, il giorno della morte, la causa della morte, il luogo di
sepoltura, il nome del verbalizzante dell'atto di morte.
Non
sempre è possibile riuscire a trascrivere con certezza le località
della morte o della sepoltura indicate nell'elenco. Bisogna infatti
tenere conto che le comunicazioni erano scritte a mano e che, pertanto,
chi le leggeva doveva interpretare una calligrafia sconosciuta che
riportava nomi di toponimi e di luoghi probabilmente mai sentiti o letti
prima. Per questo motivo l'estensore dell'elenco (quasi certamente
l'Arciprete di San Giovanni, Don Sante Formaggi), ha scritto in alcuni
casi ciò che credeva di leggere, rendendo impossibile, in pratica,
risalire al nome vero del toponimo.
Nella
trascrizione che segue si è cercato quindi di ricostruire i nomi reali
dei luoghi di sepoltura dei giovani fanti, mediante l'ausilio
dell’elenco dei Comuni friulani e trentini, la Carta d’Italia del Touring Club Italiano (Fg. 7, Udine), edizione del 1913, e l'elenco dei cimiteri di guerra riportato dall'Associazione Cime e Trincee, sul sito web: http://www.cimeetrincee.it.
Nonostante
ciò, in alcuni casi, si è preferito non azzardare forzate
interpretazioni della scrittura per evitare di incorrere in sicuri
errori toponomastici.
Infine, due annotazioni conclusive.
Abbiamo
notato come tra la data della morte e la comunicazione della notizia
del decesso passasse anche più di un anno. Le prime notizie di morti
nel corso del 1915 cominciano infatti ad arrivare soltanto nel gennaio
del 1917. Immaginiamo come ciò abbia potuto causare ai poveri parenti
un notevole patimento, soprattutto al pensiero che il decesso del
proprio congiunto si fosse verificato da così tanto tempo alla loro
insaputa.
Le
località delle morti dei soldati capranichesi, se messe in relazione
alle date in cui si verificano, rispecchiano in pratica l'andamento del
fronte. I primi morti sono seppelliti nelle zone intorno a Gorizia o a
Cevedale del Friuli, quando l'Esercito Italiano era impegnato nelle
folli battaglie dell'Isonzo, consegnando al massacro quasi centomila
militari nel breve spazio di cinque mesi (e non furono da meno le
perdite austriache). Con lo spostamento del fronte, si spostano
evidentemente anche i toponimi ove perdono la vita i nostri giovani
concittadini: il teatro di guerra si incentra allora sulle cime delle
Dolomiti, sulla Marmolada o in Val Lagarina. Alla fine della guerra,
con il fronte attestato sulla linea del Piave, l'ultimo soldato
riportato nell'elenco (Puccica Stefano) perde la vita nel Medio Piave (come riporta l'elenco), in una località indecifrata e indecifrabile evidentemente nei pressi del Montello e di Vittorio Veneto.
Ecco la trascrizione dell'elenco:
Crocicchia
Giovanni di Terenziano e di Mecucci Maria di anni 32, del 9° Regg.to
Rep.to Sanità di Fanteria morto il giorno 17 novembre 1915 in seguito a
ferite d’artiglieria al capo ed alla faccia sepolto a Sagradoi come risulta dal verbale del Direttore Ufficio Matricola n° 139 comunicato il 20 gennaio 1917 – F.to Perrone.
Gennari
Giuseppe di Vincenzo e di Crocicchia Maria anni 26 soldato 39°
Fanteria 7^ Compagnia morto in seguito a bombardamento a cui fu
soggetto l’accampamento sepolto a Colazii
come risulta dal verbale n° 77 della 7^ Comp.a sottoscritto dal
Capitano Mezzelli il giorno 16 luglio 1915 comunicato il 23 gennaio
1917.
Capocchia
Bernardino di Giuseppe e di Turchetti Lucia soldato 130° Fanteria 11^
Compagnia morto il 15 dicembre 1915 anni 22 in seguito a ferita d’arma
da fuoco come risulta dal verbale del Direttore Capo Divisione
Matricola Galardi pag. 59 n° 160 del Registro nel Monte S. Michele
comunicato il 23 gennaio 1917.
Calcagni David anno di nascita 1892 morto il 20 aprile 1916 presso Romagno circondario di Borgo Tirolo meridionaleiii
sepolto circa 1.000 passi ad est del Campanile presso Romagno come
risulta dal verbale esteso dal lodevole protocollista curato di campo
Anton Mikowi, capo plotone foglio n° 26336 cartella n° 69. Firmato
Martin Guta primo curato di campo. Comunicato il 28 gennaio 1917.
Speranza
Francesco di Pietro e di Dante Teresa, anni 29 morto il 12 dicembre
1916 soldato 14° Rgg.to Bersaglieri 54° Battaglione morto in seguito a
ferita da bomba a mano penetrante nel torace sinistro sepolto a
Casermette di (…)iv
come risulta dal verbale dall’atti del D.r Giuseppe Leone Reg.o
altimonte Pag. 91 N° d’ordine 91 comunicato il giorno 16 febbraio 1917.
Rosati
Settimio di Domenico e di Oriolesi Rosa anni 23 morto il 28 gennaio
1917 nell’Ospedale da Campo n° 068 in seguito a paratifo complicato a
broncopolmonite sepolto a Muscoliv come dall’atto di morte firmato dal Dr. Medico Giovanni Galletti e trasmesso il 16 febbraio 1917.
Marangoni Giuseppe di Beniamino e di Puccica Teresa, anni (...)vi
soldato del 216° Fanteria 12^ compagnia morto il giorno 7 di Novembre
1916 in seguito allo scontro che ebbe luogo colle truppe austriache
come risulta dal verbale di morte compilato dal sottotenente Santoni e
trasmesso il giorno 24 del mese di Febbraro 1917 Pag. 25 N° 237
amogliato con Sanarighi Maria.
Salvati
Ermenegildo del fu Terenziano e della fu Lucia D’Orazio soldato nel
130° Regg.to Fanteria, 9^ Compagnia morto in seguito a ferita
penetrante nel torace a sinistra il giorno 17 del mese di Novembre 1915
come risulta dagl’atti di morte Pag. 21 n° 19 redatti da Ruggeri
Angelo Sottotetente – Ospedale da Campo da letti 100 – n° 031
comunicato il g. 8 marzo 1917.
Dante
Giuseppe del fu Egidio e di Lombardi Maria Grazia soldato 26° Regg.to
fanteria – 10^ Compagnia morto il giorno 29 Marzo 1917 nel rovescio di
quarta 144 in seguito a ferita da scheggia di granata al capo con
spappolamento cerebrale per fatto di guerra sepolto al rovescio di d.a
quarta come risulta dal verbale di morte a firma del Tenente Medico
Manarini Dr. Roberto pag. 913 n° 912 comunicato il 17 maggio 1917.
Nocchi
Luigi del fu Giuseppe di Vestroni Maddalena anni 23. 81° Regg.to
Fanteria – 1° Battaglione morto il giorno 22 marzo 1917 in seguito a
ferite di scheggia di granata con frattura della volta cranica a Cima
Costabellavii
come risulta dal verbale morte 147 firmato dal Capitano Medico Zanu
Giuseppe trasmesso il giorno 17 maggio 1917, Pag. 22 N° 22.
Loia
Domenico di Atonio e di Moneta Bernardina anni 24 soldato 60 Regg.to
Fanteria, 3° nucleo Zappatori morto il giorno 10 di Aprile 1917 in
seguito a scoppio di granata austriaca per fatto di guerra sepolto a
(...)viii come risulta dal verbale del Tenente Grammaione Corrado pag. 185 – n° 744 trasmesso il giorno 18 Giugno 1917.
Speranza
Giuseppe di Nicola e di Platti Filomena anni 29 soldato 25 Fanteria
marito di Simoncini Elisabetta morto il g. 19 Giugno 1917 nell’Ospedale
Mil. G. Garibaldi di Genova in seguito a ferite riportate in guerra
come risulta dal verbale del Sindaco di Genova trasmesso il g. 28
Luglio 1917.
Fioretti
Giuseppe di Evangelista e di Speranza Maria anni 21 soldato 213°
Regg.to Fanteria morto il giorno 19 Giugno 1917 in seguito a ferite nel
combattimento (...)ix
n° 1791 come risulta dal verbale di morte redatto dal Capitano Medico
Bansoli Dr. Guido pag. 13 N° 138 trasmesso il giorno 22 settembre
1917.
1918
Elenco di soldati morti al fronte
Puccica
Salvatore fu Andrea e di Maria Grazia Montini anni 27 Caporale
Maggiore nella 36^ Compagnia Mitraglieri morto in seguito a scoppio di
granata il 22 di Maggio 1917 nella località Quota 81 Monfalcone e
seppellito come risulta dall’atto trasmesso dall’incaricato della
tenuta dei registri S.r Gaetano De Marzi pag. 10 N° 8 – 10 gennaio
1918.
Lucciola
Domenico fu Luigi e di Pontremolesi Caterina anni 34 soldato nel 21
Reggimento Fant.a 11^ Compagnia morto il 1° Ottobre 1917 in seguito a
ferita penetrata in cavità toracica con lesione polmonare pleurite
purulenta nell’Ospedale da Campo N° 050 e sepolto a Diglianox atto Petagna Edoardo pag. 39 N° 37 8 maggio 1918.
Onofri
Giovanni di Antonio e della fu Ceccarini Giuseppa, anni 32 soldato
nel 208 Reggimento Fant.a 2^ Compagnia morto in seguito a ferite
riportate per fatto di guerra il giorno 27 Agosto 1917 sepolto a quota
549 come risulta dall’atto trasmesso dall’incaricato Carruozzo Guido
(marito di Rosa Rossini) pag. 82 N° 254 – 8 maggio 1918.
Bruzzesi
Giovanni fu Silvestro e di Passarelli Bernardina ani 21 soldato nel
33° Reg.to Fanteria (1^ Comp.a) morto in seguito a ferita di pallottola
di fucile nel torace ed alla testa il giorno 9 di agosto 1917 a quota
774 (Hojè)xi come risulta dall’atto trasmesso dall’incaricato Bernardi Angelo (marito di Lucidi Oresta) Pag. 535, N° 533 18 Maggio 1918.
Fabbiani
Francesco di Giuseppe e di Marianna Coletta anni 18 soldato nel 12
Regg.to Bresaglieri – 7^ Compagnia morto il 12 Decembre 1917 in seguito
a setticemia da ferie di guerra nell’Ospedale da Campo N° 100 sepolto a
Vicenzaxii come risulta dall’atto trasmesso dal tenente Giacomo Tedesco il giorno 10 maggio 1918. Pag. 173 N° 169.
Moneta
Serviglio di Salvatore e di Oroni Maria anni 34 marito di Lucaroni
Francesca soldato morto il g. 8 maggio 1918 nell’Ospedale militare di
Via Sondrio in Milano sepolto nel cimitero di d.a Città come risulta
dall’atto trasmesso dal Cav. Carlo Torelli rappresentante l’ufficiale
di Stato Civile il giorno 19 maggio 1918.
Tanci
Francesco di Felice e della fu Andreoli Maria anni 21 soldato nel 3°
Regg.to Genio 39° Comp.a morto in seguito a caduta (commozione
cerebrale) il 20 di Febbraro 1918 nelle Case di Bassano Veneto
ospedaletto da Campo N° 31 sepolto nel Cimitero di S. Luca come risulta
dall’atto trasmesso da Sciolli Ernesto Capitano Medico registro Atti
Morte pag. 107 N° 229.
Bini
Antonio di Gratiliano e di Torselli Teresa anni ... Carabiniere
addetto al plotone 231 del XI Corpo d’Armata morto in seguito a ferita
il giorno 25 Febbraro prodotta da scheggia proiettile nemico al capo a
Lorenzagoxiiie qui sepolto come risulta dall’atto trasmesso dal Tenente Pallavicino Domenico Pag. 1 numero d’ordine 1° 26 maggio 1918.
Baldi
Stefano di Giovanni e di Oriolesi Anna Maria anni 29 soldato nel 56°
Regg.to Fanteria, 1^ Comp.a morto il 21 aprile 1918 in seguito a ferite
multiple per scoppio di bomba a mano nel fatto di armi avvenuto nella
trincea del Pino (Valle Lagarina) e sepolto Malga Zugna come risulta
dal verbale di morte redatto dal Capitano Nuciati Alberto a Pag. 110 N°
1146 trasmesso il giorno 10 giugno 1918.
Puccica
Stefano di Gaetano e di Alessi Luigia anni 27 soldato del 202°
Regg.to Fanteria – 7^ Compagnia morto il giorno 17 Giugno in seguito a
ferita d’arma da fuoco per fatto di guerra avvenuto a ...xiv
(Medio Piave) come certo dal verbale mod. 147 redatto dal
Sottotenente Neri Enrico fas. 2 pag. 22 N° 79 trasmesso il giorno 6
agosto 1918.
ii Forse Colza, frazione di Enemonzo, provincia di Udine.
iii Probabilmente Romano, frazione di Cevedale del Friuli.
iv Nonostante i nostri sforzi, non è stato possibile ricostruire questa località.
v Muscoli è attualmente una frazione di Cervignano del Friuli (UD).
vi Il documento presenta una lacuna con puntini di sospensione
vii
Cima Costabella (“Costabella di sinistra” 2726 mslm, per gli
italiani, “Cima Costabella” 2769 mslm per gli austriaci), era un
pilastro angolare difensivo del fronte austriaco del settore della
Marmolada. Su queste montagne si combattè aspramente dal giugno 1915 al
novembre 1917.
16 ottobre 1978. E’ pomeriggio
inoltrato. A Via Portuense, è ancora più buio. Stretta com’è dal grigio
muraglione della ferrovia che limita la luce del tramonto. Sono solo in casa, e
guardo la TV. 2^ media. Come al solito all’inizio dell’anno parto sempre con
lentezza. Mamma dice che risento dei mesi estivi passati a Capranica “che mi fa scorda’ tutto, pure come si parla”.
In effetti è vero. Mi bastava un giorno di vita “capranichese” per comportarmi –
e parlare – come tale. Nasale e dialettale. Dovevo farlo per forza. Io ero
“romano” per tutti. E questo fatto non mi piaceva. Volevo essere capranichese.
Vero. A tutti i costi. Dopotutto mi rivalevo così sui miei genitori, ai quali
davo la colpa di avermi strappato da Capranica all’età di due anni.
Li avevo appena compiuti quando
la mia famiglia, a Natale del ’68, si trasferì a Roma. Maledetto lavoro! A
Capranica non c’era, e Roma prometteva di dartelo. Per la mia famiglia, quindi,
la stessa strada di tante altre. Molte, direi. Tante al punto che Via Portuense
poteva essere considerata una specie di “little Capranica”. Nel mio portone, al
165, eravamo due famiglie capranichesi. A Via Ettore Rolli, cinquanta metri più
in là, vivevano altre due famiglie capranichesi. A Via Volpato c’era il grande
negozio di autoricambi dei Morera. A duecento metri da casa mia abitava mia
sorella, dalle parti di Piazzale della Radio. A Monteverde un’altra famiglia. E
alla stazione di Trastevere lavoravano più di un capranichese, a cominciare dal
mio “cumpare Gastò’”, il mio padrino di battesimo, Gastone Andreoli.
Mamma era uscita e Papà era al
lavoro, come al solito. Via de’ Prefetti, due passi da Montecitorio, un
portierato noiosissimo tra nobili inquilini (una contessa), politici in
carriera (un paio di ministri), bancari rampanti, imprenditori di successo. Ma
questo è un altro discorso.
Ricordo però che Loriana, mia
sorella, era a Roma da noi. E Probabilmente era fuori con mamma. Era incinta di
Cristina (che sarebbe nata l’anno successivo, il lunedì dell’Angelo), e forse
per questo era venuta a Roma. Magari per qualche visita dal suo ginecologo, che
aveva lo studio a qualche centinaio di metri da casa nostra, a Trastevere,
dalle parti di piazza Ippolito Nievo.
Non so che programma televisivo
stessi seguendo in quel momento. Poca scelta. Il “primo” o il “secondo”, come
si chiamavano all’epoca i due canali televisivi RAI (il “terzo” sarebbe
arrivato un paio di anni più tardi, nel 1980). Avevamo l’antenna per le TV
locali, ma non era come adesso. Alcune cominciavano a trasmettere più tardi,
soltanto in serata. Sul presto, più o meno intorno alle 15,00, la rete
S.P.Q.R., che trasmetteva sul canale 51 – e che più tardi sarebbe stata
acquistata da un signore che si chiamava Silvio Berlusconi – trasmetteva ogni
giorno un episodio del mitico Jeeg Robot. Appuntamento immancabile quello. Non
si poteva fallire per nessun motivo. Ma il pomeriggio nulla. Bisognava
aspettare le 17,00, sul “primo”, per l’inizio della mitica “TV dei Ragazzi”.
Dal momento che intorno alle
18,00 il “secondo” trasmetteva sempre notizie sportive, penso stessi vedendo il
“primo”. Non ricordo quale programma.
Ricordo però una cosa. Durante le
feste di settembre, a Sutri, mia sorella aveva registrato la banda musicale locale.
C’era una cosa, infatti, che mi piaceva tantissimo. Fin da piccolo uno dei miei
giochi preferiti era quello di cantare, e poi, più grandino, fischiettare, i
motivetti e le marcette della banda, accompagnandomi con l’apertura e la
chiusura a tempo di musica delle grosse forbici da sarta di mamma. Ne aveva un
paio nere, e si prestavano benissimo per quel servizio. Ora che avevo le
musiche mi divertivo ad ascoltarle. Mi mettevano di buon umore e mi ricordavano
Capranica, i miei amichetti, i miei cugini. A volte, ascoltandole, piangevo per
la nostalgia.
Il registratore me lo aveva
comprato papà, a via de’ Prefetti. Era un Inno-Hit, grigio, con il microfono
incorporato. Alla fine di agosto avevo cominciato a raccogliere i fascicoli di
“Tutto l’inglese” della Curcio, opera che prevedeva l’apprendimento della
lingua anche attraverso l’ascolto di audiocassette. Fatta la frusta, occorreva
il cavallo. Per cui quell’acquisto.
Un brano, soprattutto, fra quelli
registrati da mia sorella, mi rimase particolarmente impresso perché non era
nel repertorio della banda di Capranica. Una marcia lenta, per me
particolarmente bella Quando la banda di Capranica venne ricostituita grazie al
maestro Pierluigi Pontuale, il brano entrò a far parte del repertorio del
complesso. Seppi così che il suo titolo era: “Sant’Antonio”, marcia religiosa
scritta da un certo Don Pancaldi.
Ma di colpo arriva la notizia. Interruzione
delle trasmissioni e collegamento con Piazza San Pietro.
C’era stata fumata bianca. La
gente lo aveva saputo e cominciava ad ammassarsi al centro del colonnato
nell’attesa di vedere il nuovo Papa. E dire che solo un mese prima, circa i
primi di settembre, aveva riempito alla stessa maniera la piazza per salutare
un altro successore di Pietro. Papa Luciani, Giovanni Paolo I, “il papa del
sorriso”, che era rimasto nei cuori di tutti.
Ma non c’era tempo per le nostalgie…
ed anche se l’impressione per la morte improvvisa del Papa era stata davvero
enorme, ora c’era da sapere chi fosse il suo successore.
La gente festante nella Piazza
rumoreggiava dall’eccitazione e dalla gioia di poter vedere per la prima volta
dal vivo il nuovo Pontefice.
Ma ecco che qualcosa si stava
muovendo… dalla loggia laterale della basilica si stava affacciando il cardinal
protodiacono, preceduto dalla croce astile, per annunciare l’habemus Papam.
Il nome del cardinale eletto al
soglio di Pietro non lo afferrai immediatamente. Per me dodicenne, certe cose
non contavano molto. Stavo vivendo un momento storico. E ciò mi coinvolgeva
completamente. I miei occhi, soprattutto, erano attenti a registrare dalla TV ogni
più piccolo particolare. E se sicuramente ancora non potevo cogliere alcune cose,
a cui non davo assolutamente importanza, come quello del cognome del nuovo
Papa, ero invece in grado – eccome! – di carpire l’ineffabile di quell’istante
in cui qualcosa di grande si stava svolgendo. E così mi ritrovai di colpo in
ginocchio, davanti al grande televisore a valvole e in bianco e nero, Radiomarelli.
In ginocchio come in preghiera, come in un gesto di ringraziamento verso Dio e
di chiaro riconoscimento della soprannaturalità di quell’attimo unico e irripetibile.
Quando si presentò il nuovo Papa
dalla loggia delle benedizioni, passare alle lacrime fu un attimo. Così
coinvolto, dalle immagini, dalla voce del nuovo Pontefice…
“Giovanni Paolo II”, ripetevo; “Giovanni
Paolo II”. Quel nome era naturalmente la cosa che mi era rimasta più impressa.
Di prima impressione, all’uscita sul balcone, il suo incedere mi ricordò Papa
Giovanni XXIII. Un Papa a cui in famiglia eravamo rimasti da sempre
affezionati. E fu questo particolare, probabilmente, che mi portò alle lacrime…
Lacrime che ben presto mutarono in sorriso e immediata simpatia per una persona
che con quattro battute si fece amare: “Se mi sbaglio, mi corrigerete”. La
folla in Piazza San Pietro era festante ancora di più. I prelati intorno al
Papa sorridevano con benevolenza. Ed io, in onore al nuovo Papa, mi rimisi prontamente
ad ascoltare, con ancora più intenzione, la marcia di “Sant’Antonio”.
Ma stavolta con solenne
accompagnamento di rumore di forbici, e passeggiata bandistica intorno al
tavolo della sala da pranzo.
"… fare
una pausa, tornare a meditare sulle fondamenta. È capitato a me nella
metà degli anni ’70, e ricapita spesso quando uno ha bisogno di tirare
il fiato, ha la nausea dell’immersione nella sola terra.Non
per abbandonare. Al contrario: per ritrovare l’Assoluto, dunque le
motivazioni più vere e profonde dell’impegno. Contemplazione e Azione,
Preghiera e Azione”.
Paolo Giuntella
E'
morto a 61 anni, il 22 maggio a Roma, il giornalista e scrittore Paolo
Giuntella, capranichese d’adozione e di origine. Da tempo malato, ha
continuato a lavorare fino a poco tempo fa, realizzando servizi sul
Presidente della Repubblica nella sua qualità di quirinalista del TG1,
ruolo che svolgeva con passione e competenza sin dal 1999 (Presidenza
Ciampi). Lascia la moglie, Laura Rozza e tre figli. Per la RAIè
stato inoltre coordinatore del settimanale televisivo TV7,
caporedattore di Speciale TG1, corsivista televisivo e inviato speciale.
Figlio dello storico Vittorio Emanuele, Paolo si era laureato
in Lettere moderne e, dopo essere stato borsista Cnr, è diventato
giornalista professionista collaborando con numerosi quotidiani e
settimanali (Avvenire, Il Mattino - dove ha ricoperto il ruolo di capo della terza pagina e dei supplementi culturali . Nei primi anni’80 ha diretto il mensile Appunti di cultura e politica, a cui
collaboravano, tra gli altri, Pietro Scoppola, Achille Ardigò, Leonardo
Benevolo, Luigi Pedrazzi, Ermanno Gorrieri. Sempre negli anni '80 ha
collaborato alla stampa periodica di Azione Cattolica (Segno nel Mondo,
Nuova Responsabilità). Ha pubblicato numerosi libri e articoli tra cui Dossier Irlanda (1974), In cerca di una Rosa Bianca (1980), Il gomitolo dell’Alleluja (1986), Uscire dal tempio (intervista biografica a padre Bartolomeo Sorge - 1989), Essere giovani e poter sperare. Segni di speranza dal mondo giovanile (con Antonio De Lillo e Franco Carnevali – 1997), È notte a Kukes (diario dalla guerra in Kosovo – 1999), E Dio suonò il sax (racconti, 2002), Strada verso la libertà. Il cristianesimo raccontato ai giovani (2004), Il fiore Rosso (una
serie di brevi ritratti di testimoni del XX secolo tra cui Thomas
Merton – 2006). Nel 1979 ha fondato l’associazione “Rosa Bianca”, di cui
è stato presidente fino al 1992, fucina di intellettuali della sinistra
cattolica animata da molti di coloro che diverranno i futuri dirigenti e
intellettuali dell'Ulivo e del nuovo Partito Democratico.
Dal
punto di vista “capranichese”, noi lo vogliamo ricordare soprattutto
per la sua persona sempre cortese e sorridente. Molto apprezzata era
l'interpretazione che sapeva dare alle letture liturgiche nelle volte in
cui corrispondeva con piacere all'invito del parroco, di leggere
durante le celebrazioni. Nel 2005 ha ricevuto il Premio Nazionale “La
Casa delle Arti”, nell'ambito della manifestazione culturale
pre-natalizia organizzata dall'Associazione Juppiter di Capranica,
“pARTIcolari – incontri e suggestioni d'inverno”, premio che accolse con
particolare onore e commozione. In quell'occasione, durante la cena
finale della manifestazione, giocando scherzosamente sul suo ruolo di
quirinalista del TG1, memorabile fu una sua interpretazione di un pezzo
del '68 de “i Giganti”, Io e il Presidente. E' stato infine prestigioso ospite, sin dal primo numero, del periodico trimestrale “Identità" (edito dal Centro Culturale Cattolico Giovanni Paolo II onlus, di Capranica).
Era nato a Roma il 5 ottobre 1946.
Dopo
i funerali, oggi a Roma nella Parrocchia di Cristo Re, la salma è stata
tumulata nella tomba di famiglia nel cimitero di Capranica.
Capranica, 11 maggio
2008. Sono le 7,30 del mattino e la Città si sta preparando a celebrare
il 200° anniversario della fondazione dell'Arciconfraternita di Maria SS
delle Grazie e il 50° anniversario dell'incoronazione della Sacra
Immagine. Dall'Aviosuperficie Tuscia, in comune di Vejano, con il
pilota Roberto Vispi, decolliamo per prendere alcune istantanee aeree
dello storico anniversario. Quella che segue è una selezione delle foto
scattate. Contemporaneamente ho girato alcune sequenze in HDV che ho montato nel filmato in fondo alla pagina.