Rumore
assordante in dense nuvole di polvere.
Forse è questa la definizione
che più si addice alla raccolta delle nocciole. Una definizione che
salta subito agli effetti immediatamente percepibili dai sensi,
tralasciando completamente le cause: la raccolta. D’altronde la moderna
meccanizzazione ha fatto superare d’un colpo tutti gli aspetti più
propriamente “umani” del rito – poiché di un rito si tratta –
orientandola inesorabilmente in maniera esclusiva alla massima
produzione (con la massima produttività).Ma
c’era un tempo, neppure troppo lontano (qualche anno appena), in cui la
raccolta delle nocciole era fatta soprattutto a misura d’uomo, con
ritmi, tempi e modalità dal sapore antico. E se la macchina
raccogli-nocciole (niente di più che un enorme aspirapolvere), ha ormai
completamente sostituito le chiassose compagnie di lavoranti, chinati
sul terreno a raccogliere faticosamente le nocciole una per una, e gli
essiccatoi delle cooperative di produttori hanno oramai soppiantato il
lavoro della asciugatura al sole, che trasformava per qualche settimana
ogni piazzetta assolata in vere e proprie pavimentazioni di nocciole,
ciò che la modernizzazione frenetica delle operazioni di raccolta non ha
potuto cambiare, è il lessico utilizzato, che negli anni è rimasto
pressoché immutato.