26 marzo 2010

Ancora su Terri Schiavo


Sempre dal mio archivio di mail, pubblico una risposta al mio scritto "Buona Pasqua ricordando Terri Schiavo, ovvero la speranza uccisa", con una mia replica finale.

Caro Fabio,
innanzitutto Buona Pasqua anche a te, ma permettimi, ti prego, di pensarla molto diversamente da te sul caso di Terri Schiavo. Non ne faccio questione etiche. C'è una donna che non è viva e non è morta. C'è una donna che non è un vegetale, no. Perchè i vegetali si nutrono e respirano da soli, e Terri non si nutre e non respira da sola. Da quindici anni. Io ne ho venti, e probabilmente la mia concezione del tempo è molto diversa da chi di anni ne ha di più. A volte mi provo a stendere sopra al letto, e a pensare di poter comunicare solo con gli occhi. Io, che respiro da sola, che penso, non ce la farai neppure così. Ma Terri non pensa, Dio voglia che non pensi. Se pensasse mi arriverebbe la conferma che Dio non esiste.
Questa donna è viva artificialmente. Io non credo in Dio. "Ma se Dio è i fiori e gli alberi/ e i monti e il sole e il chiarore lunare,/ allora credo in lui,/.../e la mia vita è tutta una preghiera e una messa,/ e una comunione con gli occhi e attraverso gli orecchi" (F. Pessoa).
In questo caso mi schiero con quelli che credono in Dio, e vorrei far valere i diritti della vita e quelli della morte. Perchè da cittadina del mondo, quale mi ritengo, sono stanca degli uomini che giocano a voler essere Dio, che si permettono di fermare la vita di una persona, mettendola in stand by per 15 anni, impedendo il cammino naturale. Quelli che credono in Dio dovrebbero fidarsi pure un poco di lui; credo.
Ma nessuno più si fida di Dio.
Io ho ventanni e 15 anni sono per me quasi una vita. Ma forse la mia idea di vita non coincide con l'idea di vita che ne a Bush e i genitori di Terri. Se penso alla vita, penso alla gioia, penso ai sorrisi, penso all'amore, penso all'aria che respiro, agli alberi che vedo, ai libri che leggo. A questo penso.
Bush cosa pensa della vita? Lui che si permette di impedire il corso naturale di una vita (15 anni di coma sono assurdamente e vergognosamente troppi), e che tranquillamente si permette di bombardare quello o quell'altro paese e si permette di salutare con quell'odioso GodBlessYou tanto più odioso perchè esce dalla bocca di un assassino?
E i genitori di Terri che l'hanno vista crescere e sposare quell'uomo che lei ha deciso di sposare, che l'hanno sentita pronunciare in vita (quella vera) che diceva : "Nel caso non voglio vivere in quel modo", che non hanno il tempo di occupare il presidente dell'America con questa polemica mediatica divenuta più grande di quel che è, e nemmeno pensare che sarebbe più utile che Mister President s'occupasse di quelle migliaia di civili che muiono ogni giorno in Iraq, per sua volontà?
Si sta invertendo l'ordine delle cose. Ricevo mail riguardo a Terri, decine di mail. Ma per l'Iraq nemmeno una. Nessuno mi ha scritto indignato.
C'è una donna non morta e non viva da quindici anni. Ci sono bambini condannati a morte da anni. Ci sono migliaia di persone in Italia che vivono sulla sedia a rotelle, ma che sono coscienti che chiedono da anni di essere salvati, ma la Chiesa è contro di loro. Mi spiace Fabio, la pensiamo in due modi diversi. La tua opinione come vedi ha suscitato in me ulteriori riflessioni. Prima pensavo fosse palese pensarla come me, ora so che non è così.
Io non credo nello stesso tuo Dio. Se il tuo Dio vuole che noi uomini tenessimo Terri in vita con un tubo per cento anni, e la guardassimo per cento anni invecchiare e rimpicciolire in un letto, per sentirci buoni, per meritare il paradiso, perchè i genitori di terri potessero venerare la loro mummia, no, non è lo stesso Dio.
Aggiunge Pessoa: "Ma se Dio è gli alberi e i fiori/ e i monti e la luce della luna e il sole,/ perchè lo chiamo Dio?/ Lo chiamo fiori e alberi e monti e sole e chiar di luna;/ perchè se egli si è fatto perchè io lo vedessi/ sole e chiar di luna e fiori e alberi e monti,/ se egli mi appare come essendo alberi e monti/ e chiar di luna e sole e fiori/ vuol dire che vuole che io lo conosca/ come alberi e monti e fiori e chiar di luna e sole./ E per questo io gli obbedisco,/ (che altro so io di Dio che non Dio di se stesso?),/
 gli obbedisco nel vivere spontaneamente,/ come chi apre gli occhi e vede,/ e lo chiamo chiar di luna e sole e fiori e alberi e monti,/ e lo amo senza pensare a lui,/ e lo penso vedendo e sentendo,/ e sto con lui ad ogni momento". (da IL GUARDIANO DI GREGGI).
Questo è il mio mondo, questa è la mia vita, questo è il mio Dio. E questo è il mio modo di credere nel mondo, alla vita e a Dio.
Buona Pasqua.
Mail firmata

Cara amica,
sono contento che tu mi abbia risposto. Non capita tutti i giorni di poter parlare con qualcuno di argomenti un po' più grandi di noi. Molti, di solito, sfuggono di fronte al confronto con ciò che in qualche modo li spinge a pensare, a prendere posizione. Meglio stare sull'onda e se possibile farsi un'opinione comune. Per questo, quindi, ti ringrazio.
Vorrei però farti notare che l'argomento è Terri Schiavo, e non la guerra in Iraq.
Sono d'accordo con te quando dici che quella è una cosa di cui nessuno parla e di cui nessuno ne fa oggetto di mail (ma, tra l'altro, a me non è arrivata mai nessuna mail riguardante Terri).
Sulla guerra in Iraq la mia posizione è netta e precisa: una porca guerra. Come tutte, del resto. Non solo quella. Proprio perché sono cittadino del mondo come te.
Li però ci sono gli americani... come dire, per parafrasare forzatamente Orwell, "tutte le guerre sono uguali ma alcune sono più guerre delle altre" con il motivo di opposizione a quella guerra che diventa, con tutta franchezza, esclusivamente politico. Va be'... ma questo è un altro discorso.
Il fatto, comunque, che non ne abbia parlato o che non ne parli, non significa che io non provi di fronte a quella tragedia lo stesso senso di malessere, di rabbia, di sconforto, di disagio che provo di fronte alla vicenda di Terri Schiavo.
O che non abbia fatto a faccia tuttora qualcosa, nel mio piccolo, per manifestare il mio dissenso contro quella porcheria che è stata nascosta dietro una ipocrita facciata umanitaria.
Laggiù, in Iraq, come giustamente ricordi tu ci sono decine di vite che, in piena pax americana, vengono ancora troncate.
In Florida c'è Terri Schiavo. Il paragone, apparentemente non sembra reggere. Almeno quantitativamente, direi.
Hai ventanni amica mia. Io ne ho il doppio di te (me ne manca poco più di uno a quaranta). Ho due figli, e so cosa si prova di fronte alla malattia di un figlio avendo passato un bruttissimo periodo quando ho avuto la mia primogenita in ospedale (all'epoca della SARS, con una polmonite guardacaso "atipica" e una serie di cure che non fanno effetto). Ebbene, avrei fatto di tutto per poterla guarire e potergli alleviare le sofferenze.
Penso che per i genitori di Terri sia la stessa cosa. Farebbero di tutto per averla ancora con loro. E non per egoismo. Chi lo dice pronuncia una vera e propria bestemmia, se non verso Dio, verso se stesso in quanto uomo. Non credo di essere stato egoista nei confronti di Sara, mia figlia, solo perché desideravo che, innanzitutto per il suo bene, potesse guarire. E non credo che lo siano i genitori di Terri. Permettimi, diciamo così, questa solidarietà genitoriale che proprio in quanto tale mi sento di riconoscere a quella coppia.
Io, piuttosto, proverei a chiamare quel sentimento che anima la loro speranza - perché questo è ciò che dimostrano - soltanto amore. E mi fermo.
Non c'è, allora, un tentativo di "sviare" l'opinione pubblica da problemi più importanti. Non c'è un sovvertimento dell'ordine delle cose o delle priorità.
Perché si parla di vita. E non si parla se è giusto o meno darla. Si parla se è giusto o meno toglierla. Questo è il sovvertimento, tutto nostro.
Mai nessuno in passato si era sognato di farlo. E farlo oggi non significa che siamo diventati più evoluti.
E riguardo ai fiori, agli alberi, ai monti, al sole... io non ci vedo Dio, come dice Pessoa, ma i segni della sua esistenza (tant'è che continuo a chiamarli in quella maniera senza la sua riflessione).
Dove vedo Dio? In quelli uguali a me, proprio come te, proprio come Terri.
"L'Essenziale è invisibile agli occhi"
(Antoine de Saint Exupery, Il piccolo principe).
Ancora Buona Pasqua.

Fabio

25 marzo 2010

Buona Pasqua ricordando Terri Schiavo, ovvero, la speranza uccisa


L'ho ripescata tra le mie mail. Diventò a mia insaputa un articolo su "LazioSette".
A cinque anni dalla morte di Terri Schiavo, la pubblico di nuovo.


Non so voi, ma a me, in questa sera di Venerdì santo, mi si rivolta lo stomaco.
Forse non avete sentito o visto i TG (ci sono le processioni, le vie crucis e tutto il resto...), ma la questione "eutanasica" che riguarda Terri Schiavo, la donna che da 15 anni è ridotta a una vita vegetale, ha dell'assurdo e mi provoca una rabbia...
E si, perché vorrei sapere come si fa a decidere di staccare un budellino che la alimenta e idrata e contemporaneamente avere la coscienza a posto, solo perché "lei voleva così".
Soprattutto quando a dirlo è uno, il marito, che dalla malattia di Terri ha ricavato la modica cifra di 1.000.000 di dollari (risarcimento dell'assicurazione), vive ormai da più di qualche anno con un'altra donna, ci ha fatto due figli, e magari per poterla sposare ha pure bisogno di diventare vedovo.
Mi domando come una cosa del genere possa accadere in un paese "grande e democratico" come si definiscono (da se stessi) gli U.S.A....
Un paese la cui gente si comporta esattamente come la "turba" evangelica del Venerdì santo, chiedendo che Terri muoia bene: "dolcemente" e più in fretta possibile (guardate i sondaggi in materia, basta farsi un giro sulla rete per scoprire che almeno il 63% degli americani chiede che Terri sia uccisa in fretta...). Con il marito (il marito? uno che sta con un'altra?) che dice: "Non sta morendo di fame. E` una morte naturale, indolore. Quando smetti di mangiare, gli elettroliti si fanno sempre più rarefatti. Entri lentamente in un sonno bello, profondo, e poi te ne vai. Succede ogni giorno." (Corriere della Sera, oggi).
"Infatti quando vediamo le immagini dei bambini africani, quelli che muoiono di fame, ogni giorno, sono lì, tutti belli addormentati, soddisfatti, a ronfare beatamente. A guardarli è un piacere. Certo, la morte per fame è naturale. Anche per annegamento: se vai sott`acqua e cerchi di respirare, è naturale che affoghi. Oppure, se ti cospargi di benzina e poi ti butti addosso un fiammifero acceso, è naturale che bruci. Se ti metti nudo a quaranta sotto zero è naturale che crepi. Anche per lebbra, per peste, per polmonite, per tumore...tutte naturali. Sarebbe interessante capire quand`è che si muore di morte innaturale. Perché se innaturale è quando qualcuno ti fa fuori senza chiederti il permesso, allora siamo proprio nel caso di Terri Schiavo." (pensiero preso su un blog ospitato da www.radicali.it e firmato da un blogghista veramente arrabbiato). Sottoscrivo.
Comunque Terri deve morire per "pietà", perché tenerla in vita è soltanto una dimostrazione di "egoismo".
Strano tipo di pietà (senz'altro pelosa), che rivela anche una totale e sconfortante mancanza di speranza.
Non c'è speranza perché Terri non si riprenderà mai. Sta in SVP (stato vegetativo permanente) e mai nessuno è ritornato da quella condizione. Tanto vale, quindi, farla morire. Tanto vale non farla soffrire. Muoia Terri dunque, e con lei la speranza. Hanno deciso di ammazzarla. Pure a lei. In barba alla Pasqua che arriva.
Ma poi, soffre Terri? Prova dolore? Si rende conto di questo suo stato? Perché nonostante la sua condizione, ha continuato ancora a sorridere in qualche modo...
Non avete mai visto una sua foto?
E' la tragedia del Venerdì santo che si compie ancora. 
Con quel "Volete Gesù o Barabba?", a cui fa eco, oggi, "Volete che Terri muoia o viva ancora?".
E stavolta non c'è Pilato a chiedere "chi dei due?". C'è solo un solerte giudice che applica con distacco e imparzialità la legge (ripetendo così l'ignavo gesto del console di Palestina). Una legge che affida soltanto al marito la facoltà di decidere, unico e legittimo tutore di Terri fin dal 1990.
E Terri muore. Si disidrata. Non si sa quanto durerà ancora. "Se ne va", come ama dire ipocritamente chi ha paura di nominare la morte, anche quella degli altri (leggeteli i blog dei laiconi benpensanti... sono pieni di queste ipocrisie). 
Il tutto mentre si consumano maligni sorrisini di chi vede nella vicenda una vittoria del "progresso" (finalmente!) contro i "biechi", "beceri", "oscurantisti", "bacchettoni", "bigotti", "analfabeti" credenti che, proprio per questo loro difetto, sono tutti ignoranti. Per "default" (come direbbe un mio amico).
Credenti...
Ma credenti in cosa? Non necessariamente a Dio. Basta credere alla vita.
Buona Pasqua a tutti.