20 novembre 2011

L'inferno e il paradiso secondo una parabola del Mahatma Gandhi


Un sant'uomo ebbe un giorno da conversare con Dio e gli chiese:
«Signore, mi piacerebbe sapere come sono il Paradiso e l'Inferno»


Dio condusse il sant'uomo verso due porte. Ne aprì una e gli permise di guardare all'interno.
C'era una grandissima tavola rotonda.
Al centro della tavola si trovava un grandissimo recipiente contenente cibo
dal profumo delizioso.
Il sant' uomo sentì l'acquolina in bocca.

Le persone sedute attorno al tavolo erano magre, dall'aspetto livido e malato.

Avevano tutti l'aria affamata.
Avevano dei cucchiai dai manici lunghissimi, attaccati alle loro braccia.
Tutti potevano raggiungere il piatto di cibo e raccoglierne un po',
ma poiché il manico del cucchiaio era più lungo del loro braccio non potevano
accostare il cibo alla bocca.
Il sant'uomo tremò alla vista della loro miseria e delle loro sofferenze.
Dio disse: "Hai appena visto l'Inferno".

Dio e l'uomo si diressero verso la seconda porta. Dio l'aprì.

La scena che l'uomo vide era identica alla precedente.
C'era la grande tavola rotonda, il recipiente che gli fece venire l'acquolina.
Le persone intorno alla tavola avevano anch'esse i cucchiai dai lunghi manici.

Questa volta, però, erano ben nutrite, felici e conversavano tra di loro sorridendo.

Il sant'uomo disse a Dio:  «Non capisco!»
"E' semplice, - rispose Dio, - essi hanno imparato che il manico del
cucchiaio troppo lungo, non consente di nutrire sé' stessi....
ma permette di nutrire il proprio vicino.
Perciò hanno imparato a nutrirsi gli uni con gli altri!

Quelli dell'altra tavola, invece, non pensano che a loro stessi...

Inferno e Paradiso sono uguali nella struttura...
La differenza, la portiamo dentro di noi !"

Mi permetto di aggiungere...

"Sulla terra c'è abbastanza per soddisfare i bisogni  di tutti ma non per soddisfare l'ingordigia di pochi.
I nostri pensieri, per quanto buoni possano essere,
sono perle false fintanto che non vengono trasformati in azioni.
Sii il cambiamento che vuoi  vedere avvenire nel mondo".

13 novembre 2011

Caro Signor Bersani, io sono un vero democratico. Lei no.




Stasera ai TG sono state rilanciate le dichiarazioni di Bersani ieri sera a via dei Giubbonari. Non stava su un predellino di un Mercedes, come fece Berlusconi a Milano nel 2007, ma il suo effetto lo faceva lo stesso. Era comunque in posizione favorevole rispetto ai suoi festevoli sostenitori del Partito Democratico. Un barzolo improvvisato, da cui ha esordito subito con la prima demagogica osservazione, buona solo per i trinariciuti astanti: “Berlusconi lo abbiamo mandato via noi. Lo ha mandato via il PD”.
A parte la terminologia usata (quel becero verbo “mandare” è più adatto ad un Farinacci o a uno Starace che a un leader di un partito che si professa democratico), solo chi è pronto all’obbedienza cieca, pronta e assoluta – come amava dire e scrivere l’indimenticabile e quantomai attuale Giovannino Guareschi – può credergli. Perché tutti sanno, ed anche lui, il Bersani, che il Cavaliere lo hanno rottamato i mercati e una serie di potenti mandanti. Altro che PD! E se la speculazione non avesse stretto la morsa sull’Italia come in questi ultimi tempi, Berlusconi sarebbe stato ancora al suo posto, nonostante i proclami del segretario del PD e dei suoi colleghi Bindi, Franceschini e Finocchiaro. Ma nonostante la sua palese falsità, sopra a questa affermazione mi è venuto spontaneamente, comunque, di farmici un risolino e nulla più. Era giusto – ho pensato - che l’uomo, in quel frangente, si prendesse un momento di gloria davanti ai suoi sostenitori. Legittimo. Dopo tutto, se a un politico non gli dai nemmeno la possibilità di fare questi epici proclami, che campa a fare? E’ meglio per davvero che vada a smacchiare le macchie ai leopardi…

Ma su un’altra affermazione, subito dopo, il Bersani mi ha mandato veramente in bestia. Tanto che non ho potuto fare a meno di precipitarmi al pc per scrivere queste brevi lamentazioni.
Quando infatti il bravo metaforiere piacentino ha detto che “…solo noi (del PD n.d.a.) siamo i veri democratici, i più democratici”, letteralmente non ci ho visto più ed ho deciso di spiegargli per bene chi sono i veri democratici. Cominciamo per ordine.

Signor Bersani, prima di fare certe affermazioni si dovrebbe ricordare che la democrazia è un valore universale, che per sua natura non può essere cosa privata di una sola parte politica, soprattutto in un grande paese europeo qual’è l’Italia. Come vi siete permessi, allora, voi del PD, di appropriarvi di un valore sacro e addirittura intangibile, tanto da inserirlo nel nome del vostro partito? E Partito Democratico cosa significa? Che quelli, come me, che non sono ex PCI-PDS-DS (lasciamo perdere gli ex PPI-margheritini…) non sono democratici? Allora, Signor Bersani, sappia che i democratici veri, quelli che non hanno bisogno di dire che sono democratici, e di farci su un partito, non lo avrebbero mai fatto di appropriarsi indebitamente dell’aggettivo democratico privandone tutti gli altri. Io non lo avrei mai fatto. Ma io, mi consenta, sono democratico. Lei un po’ meno di me.

E poi, mi dica Signor Bersani, come vi è saltato in mente a voi del PD di utilizzare i colori della nostra bandiera nazionale per fare il simbolo del vostro partito? Se si guarda il logo del PD, infatti, si vedono gli stessi colori del nostro amato vessillo, verde, bianco e rosso, proprio nel medesimo ordine in cui sono citati dalla Costituzione italiana. Questa cosa proprio non gliela perdono, Signor Bersani. Pensi che per offenderla un po’ le ricordo che nemmeno Forza Italia, prima di voi, aveva osato tanto, perché, almeno, aveva avuto il buon gusto di utilizzare i colori in senso trasversale. Solo voi del PD avete avuto questa spudoratezza antidemocratica, appropriandovi di un simbolo unificante per tutto il Paese. Io non lo avrei mai fatto. Ma io, mi ri-consenta, sono democratico. Lei molto meno di me.

E poi? Vogliamo parlare, Signor Bersani, di come un democratico vero si comporta quando si dimette un presidente del consiglio? Non va certo in piazza a sventolare bandiere, a urlare slogan che di democratico non hanno nulla, ad insultare, a denigrare. Non è nemmeno un fatto di dialettica democratica – come qualche sua testa d’uovo ha fatto notare – ma semplice maleducazione, dico io. Non mi sembra che in Inghilterra o in Germania succedano cose simili… Ma voi, Signor Bersani (voglio continuare ad offenderla un po’), del termine democratico avete colto solo la sua mera travisazione: sono libero, ergo dico e penso quello che mi pare e chi me lo impedisce è un fascista (appellativo che i democratici come lei rivolgono a chi non la pensa come loro). E per questo motivo, i democratici presunti veri del suo partito lanciano le monetine addosso alle persone per protesta e vanno ai comizi delle altre forze politiche urlandogli epitteti ben poco nobili, pretendendo anche – naturalmente – che gli insultati non reagiscano neppure! Tutti comportamenti che, non c’è dubbio, fanno parte del corredo dei veri democratici, no? Ebbene, Signor Bersani, io non faccio di queste cose. Ma io, mi ri-ri-consenta, sono democratico. Lei no.  

E vogliamo parlare di come un democratico del PD accetta il verdetto delle urne? Ovviamente lanciando anatemi agli elettori che hanno votato in maniera diversa, ricordando loro che sono una massa di analfabeti, di ignoranti, di plagiati dalle televisioni, di avere una coscienza politica sottosviluppata e di essere, infine, delle persone poco serie, fuor di metafora dei farabutti, dei malfattori, evasori fiscali, ladri, mangiapane a tradimento e tanto tanto altro. Sono, in una parola, dei collusi con quelli che hanno votato. E questa cosa, Signor Bersani, mi fa davvero arrabbiare (il termine esatto sarebbe un altro ma… sono educato e non dico parolacce), perché nessuno, e ripeto, NESSUNO può permettersi di dirmi che non capisco niente perché non lo voto. Un democratico vero rispetterebbe in silenzio il verdetto delle elezioni ed al limite farebbe autocritica sul suo operato. Perlomeno si interrogherebbe se sbaglia qualcosa nella sua comunicazione… Ma questo lo fanno i democratici veri. Quelli come me, Signor Bersani. Per questo le dico con tutta franchezza che lei non è un democratico vero. Anzi, non è neppure un democratico (ops! alla fine m’è scappato!). Abbia più rispetto quindi per tutti i democratici, non solo per quelli che la sostengono e la votano, ma anche di quelli come me che, proprio a causa delle sue incaute affermazioni, non la voteranno mai. Mi stia bene e tanti complimenti per le metafore.

30 ottobre 2011

Il Big Bang di Renzi


In questo mare di niente che caratterizza la nostra politica, ecco Matteo Renzi.
Peccato che è del P.D.. E tuttavia, nonostante questo suo piccolo "difetto di fabbrica", il Sindaco di Firenze mi piace proprio. Molto.
Non so come spiegarlo. Ma è proprio come quando, mentre ascolti una persona che parla, ti viene da dire: «E' proprio quello che volevo dire io! E' proprio quello che penso io!»
Così con Renzi. Una sintonia a pelle. A prima vista, direi.
E quindi, in questo fine settimana, ho seguito con molto interesse (e tanta speranza) i lavori della sua kermesse a "la Leopolda", la storica stazione fiorentina dalle parti del parco delle Cascine. 
Da qui si mosse la prima locomotiva del Granducato di Toscana alla volta di Pisa e Livorno, sulla seconda ferrovia d'Italia. Prima de "la Leopolda", solo la Napoli-Portici. Tranne il fatto che quest'ultima era dieci volte più corta della strada ferrata toscana.
Una stazione simbolo di progresso. Qualcosa di straordinariamente moderno ed avveniristico, di fascinoso e tremendo. Il treno, la locomotiva... 
La stessa forza della dinamite canta Guccini nella sua famosa canzone.
E qualcosa di nuovo, straordinario e tremendo è accaduto oggi a "la Leopolda". Ma con una forza ben più grande di quella della dinamite. Un Big Bang. E' questo il titolo che gli ha dato Renzi. Non un'esplosione qualsiasi, quindi. Una deflagrazione primordiale. Da cui tutto nasce, inizia, vive, cresce, si sviluppa.
Io spero che questa iniziativa sia proprio questo: la ri-nascita di qualcosa che non c'è più, della politica, insomma. E se rottamare un passato inglorioso e buio significa anche essere di sinistra, allora anch'io posso essere di sinistra. Perché se qualcuno, proprio a sinistra, dimostra di avere il coraggio di uscire dal coro, dal pensiero piatto che non ammette differenze, dagli stereotipi arcaici usati e abusati da quella parte politica, ebbene allora significa che anche a sinistra si può pensare, parlare, agire in maniera finalmente comprensibile, diretta, vicina alla gente. E non è populismo questo, come qualcuno si è già azzardato a definire le idee renziane. E' solo pura rottura con il passato. Per questo Renzi da' fastidio.
Ma staremo a vedere come crescerà questo Matteo Renzi e come continuerà la sua battaglia di rinnovamento del P.D.. Io sono pronto a votarlo (l'ho detto!) se davvero riuscirà a liberarci da questi esseri alieni antropomorfi con il culo a forma di poltrona che occupano i posti di potere nel Paese. 
A tutti i livelli: da quelli nazionali a quelli locali. 
Vai avanti Renzi! Non curarti delle oche del Campidoglio, sempre pronte a starnazzare, che ti danno del fascistoide rimproverandoti di aver osato varcare la soglia della villa di Arcore. Non ci deludere anche tu conformandoti a quella plumbea nomenklatura che tanto male ha fatto all'Italia. Non rientrare nei ranghi di quella sinistra dei grandi proclami, dei risonanti aggettivi, delle sentenze storiche racchiuse in ogni frase, che si incarta puntualmente in se stessa nelle questioni ideali scordandosi dei problemi della gente. Quelli veri. 
"La storia la fanno i pionieri", hai detto. 
Ebbene, facciamola questa storia. Da pionieri. 
Altrimenti avremo perso di nuovo tutto. Compresa la speranza.


Prima parte del discorso finale di Renzi a "la Leopolda"

Seconda parte del discorso finale di Renzi a "la Leopolda"

Terza parte del discorso finale di Renzi a "la Leopolda"



19 settembre 2011

Trenotrekking: traversata dei Cimini da Soriano nel Cimino a Vitorchiano

Ieri con il CAI di Viterbo, sezione escursionismo giovanile, piacevole escursione trenotrekking. Partenza dalla stazione Roma Nord di Viterbo fino a Soriano nel Cimino. Da qui, percorrendo le vie del borgo e costeggiando la fonte di Papacqua, si sale fino al chiostro di Sant'Agostino, sede del Comune, per poi proseguire sulla provinciale n. 31 per Vitorchiano fino al bivio con via delle Bandite. Dopo la salita di via delle Bandite si percorre, sempre in salita, Via Giuseppe Di Vittorio fino alla fine dell'asfalto e all'inizio di una carrareccia. Imboccata quest'ultima si arriva dopo circa venti minuti/mezz'ora ai ruderi della vecchia chiesa della Trinità. Il sentiero continua (purtroppo senza segnavia) ancora in salita per poi stabilizzarsi in quota e scendere gradatamente. Dopo circa un'ora e tre quarti si giunge ad una sterrata che, imboccata in discesa, porta ad un fontanile con annesse opere di captazione di acquedotto, presso cui si può consumare il pranzo.
Da qui si riguadagna la sterrata, stavolta in salita, fino ad intercettare la provinciale n. 63 che scende verso Vitorchiano. Questa la si percorre in discesa fino alla località "il Pallone" e si arriva alla stazione di Vitorchiano dove si pò riprendere il treno e tornare a Viterbo.
L'escursione è piacevole, quasi sempre all'ombra dei faggi e dei castagni. Tutta la traversata è di circa 10 km.
Arrivo alla antica chiesa diruta della Trinità
 

Panorama verso la valle del Tevere
La chiesa della Trinità
Tipiche formazioni rocciose visibili dal sentiero
Giuseppe si è fatto tutto il percorso con un dito del piede destro rotto... e non si è lamentato mai
 

Sosta pranzo con i nostri amici e compagni di escursione del CAI di Viterbo
 










Un cane di una coppia che abbiamo incontrato nell'area pic-nic, si fa il bagno del fontanile
 




Il gruppo degli escursioni del CAI di Viterbo - Sez. Escursionismo Giovanile, che ha partecipato al trekking
 


La mancanza di informazione sul referendum contro il "porcellum" e la sinistra che ha perso la bussola



Non c'è stata abbastanza informazione sulla possibilità di firmare la proposta di referendum abrogativo contro la legge elettorale attuale, il cosidetto "porcellum". E' vero. Stamattina ho firmato all'anagrafe del Comune di Capranica e l'ho saputo per puro caso. C'erano rimasti tre spazi per firmare che abbiamo prontamente riempito con altri due colleghi. Ma il Comitato promotore non è che si fosse sprecato più di tanto. Qui a Capranica abbiamo riempito due fogli appena - tanti ne hanno mandati - per un totale di 40 firmette (sic!).
E' anche vero, però, che se l'agenda dei media continuerà ad essere settata sulle escort del premier non si può fare altrimenti e speriamo di raggiungere il numero di firme necessarie.
Tutti, infatti, parlano delle modelle che fanno a gara ad andare a letto con Berlusconi e dei suoi interessati intermediari, nessuno parla delle questioni importanti.
Allora mi viene da pensare: cui prodest? A chi giova tutto ciò?
Posto per assioma, innanzitutto, che questa situazione dell'informazione sia paradossalmente vantaggiosa solo per Berlusconi - che in realtà non dovrebbe essere molto interessato a farsi cattiva pubblicità - allora è vero, se la logica non è un'opinione, che ne rimane danneggiato solo chi "setta" l'agenda su questo tipo di informazione, ovvero - stricto sensu - i giornali di sinistra e - lato sensu - la sinistra intera.
E' vero, dunque, che siamo governati da un esecutivo che difetta, anzi, manca assolutamente di autorevolezza politica e etico-morale, ma è anche vero che siamo prigionieri di una casta giornalistica di sinistra che, con tutta quella parte politica, ossessionata psicopaticamente dal berlusconismo e dal sogno di scalzarlo in ogni momento, ha perso letteralmente la bussola dei problemi reali del paese. Se, infatti, la sinistra se ne rendesse davvero conto, saprebbe imporre ai suoi giornali di parlare di altro, come del referendum proposto contro l'attuale legge elettorale, e non di quello che fa il premier nelle sue residenze (per quanto deprecabile possa essere).
Allora, possiamo concludere: evidentemente il "porcellum" è vantaggioso anche per la sinistra, altro che primarie e democrazia dal basso!

12 settembre 2011

Non voglio andare a scuola!



"L'anno scorso alla televisione spagnola udii la storia dell'uomo che bussa alla porta del figlio. «Jaime» gli dice, «svegliati!». Jaime risponde: «Non voglio alzarmi, papà». Il padre alza la voce: «Alzati, devi andare a scuola». Jaime dice: «Non voglio andare a scuola». «Perché no?» chiede il padre. «Per tre motivi», dice Jaime. «Primo, perché è brutto; secondo, perché i bambini mi prendono in giro; e terzo, odio la scuola». Allora il padre gli dice: «Bene, adesso ti do io tre buoni motivi per andarci. Primo, perché é il tuo dovere; secondo, perché hai quarantacinque anni, e, terzo, perché sei il preside»"

(Antony De Mello, Messaggio per un aquila che si crede un pollo)


25 luglio 2011

Piemonte 2011 - Tra santi e risorgimento 1 - Sulle tracce di Pier Giorgio...


Pier Giorgio Frassati (1901-1925)



Qui sotto, pubblico alcune delle foto del viaggio che io e la mia famiglia abbiamo fatto in Piemonte dal 10 al 17 luglio scorsi.

Un viaggio alla ricerca delle orme dei santi che questa terra benedetta ha dato alla Chiesa.
Pier Giorgio Frassati, Don Giovanni Bosco, Domenico Savio... Non abbiamo potuto fare altro in così poco tempo. Ma questi giorni sono stati davvero un tempo di rigenerazione e di grazia per tutta la famiglia.

Questo post è dedicato a Pier Giorgio Frassati, l'uomo delle 8 beatitudini.
Un santo giovane che, grazie all'Azione Cattolica, io e Teresa abbiamo conosciuto, amato e - molto indegnamente - preso ad esempio per le nostre vite e la nostra famiglia.

Domenica 10 luglio siamo partiti molto presto da casa (intorno alle 5,00).
Ho deciso di fare l'Aurelia e quindi l'autostrada tirrenica fino a Genova, poi per Alessandria, Vercelli, direzione Aosta. Anche per rivedere dopo tantissimo tempo i luoghi del mitico cantiere dell'autostrada Tirrenica che nel lontano e fantastico '93 vide protagonisti - ed io fra loro - molti capranichesi della Linea Verrde Nicolini. 
Arriviamo al Santuario di Oropa alle 14,00 circa, dove ci ha accolto uno sbalzo termico di ben 10 gradi rispetto a Capranica.
Dopo esserci sistemati nel nostro appartamentino all'interno dello splendido Santuario, intorno alle 16,00 ci siamo diretti a Pollone per visitare la casa delle vacanze estive di Pier Giorgio. 
Mirella, il nostro navigatore satellitare, ci ha portati incredibilmente proprio davanti alla villa, ma arrivati al cancello lo abbiamo trovato chiuso. 
Abbiamo comunque deciso di parcheggiare e di tornare davanti all'entrata. 
Il tempo di farlo e... il cancello era miracolosamente aperto. Era in corso una visita, e noi ci siamo potuti  accodare.
L'emozione è stata fortissima. Vedere dal vivo i posti che Pier Giorgio descrive nelle sue lettere è stato commovente e salutare per l'anima. La sua camera, i suoi oggetti, il suo grande rosario domenicano... tutto parla di lui tanto da farcelo sentire, toccare, vedere.
Terminata la visita, dopo una passeggiata nel parco della Burcina, un immenso giardino botanico, torniamo a Oropa oppressi da un afa anormale. Per fortuna a Oropa la temperatura è intorno ai 20° e la sera si abbassa ulteriormente perché comincia a piovere...

L'indomani, lunedì 11, abbiamo provato a salire fino al poggio Frassati (1980 mslm), sul monte Mucrone.
Incoraggiati da un cielo terso ed azzurro - la pioggia della sera prima e della notte ha abbassato evidentemente l'umidità in giro per l'aria - ci siamo diretti verso il sentiero Giovanni Paolo II che conduce al poggio lambendo il monumentale cimitero di Oropa e le famose cappelle. Purtroppo l'aver dovuto aspettare l'arrivo del pane al negozio di alimentari del santuario, intorno alle 9,30, ci ha impedito di arrivare alla meta. Che c'entra il pane con il sentiero? All'apparenza nulla, ma il non essersi potuti mettere in cammino al mattino presto ci ha portati incontro ad un cambiamento del tempo che, infatti, si è andato via via guastando con l'arrivo improvviso di nuvole di umidità salite quassù a causa della calura della pianura di Biella, che si sopo raggruppate a branchi (come direbbe Guccini) intorno alla cima del Mucrone.
Così, poco distanti dal laghetto della Mora (1713 mslm), è calata una nebbia talmente fitta che ci ha reso impossibile l'ulteriore ascensione.
Non c'é rimasto altro da fare che scendere ad Oropa con un pò di delusione nel cuore...
Da sopra, comunque, fino a che c'è stato il sole si poteva godere di uno stupendo panorama su tutta la conca di Oropa e sullo straordinario santuario mariano.

Nel pomeriggio di giovedì 14 luglio, infine, abbiamo visitato il Duomo di Torino, con la cappella della Sacra Sindone, e la tomba di Pier Giorgio...

Ma ecco le foto:

10 luglio 2011 - Pollone (BL). Il monumento a Alfredo Frassati, il padre di Pier Giorgio, senatore del Regno e direttore de "la Stampa"


Pier Giorgio Frassati - Non spoglia estate di recisi fiori e la tua morte da fonte viva irradia germogli e spande luce. La lapide è posta a pochi metri dall'entrata della villa di Pollone
Il cartello comparso "miracolosamente" che ci ha invitato ad entrare nella villa
Giuseppe Maria, Sara e Teresa all'ingresso della villa
La grande villa dei nonni di Pier Giorgio


Una quercia nel parco
Teresa sfoglia il libro degli ospiti prima di scrivere...
Uno dei ritratti di Pier Giorgio lungo le scale che portano al primo piano
Il letto di Pier Giorgio. La sua camera è stata portata qui da Torino dopo la sua morte.
Ogni mattina alle quattro, d'estate, si faceva svegliare dal giardiniere tramite una lunga corda che si legava al polso e che calava dalla finestra. Da Pollone saliva a piedi fino al Santuario di Oropa per assistere alla Santa Messa.
Gli sci e gli attrezzi da montagna di Pier Giorgio
Giuseppe tocca un grano del rosario domenicano che Pier Giorgio recitava ogni giorno. Era composto di 150 grani, per meditare l'intero ciclo dei misteri gaudiosi, dolorosi e gloriosi. La corona del rosario veniva fatta dalle suore domenicane di Torino, con i semi di una pianta che cresceva nel giardino della villa di Pollone.
Una vista d'insieme della camera di Pier Giorgio
Altro ritratto di Pier Giorgio nel grande ingresso della villa
Il libro degli ospiti con le nostre firme
11 luglio 2011 - Il cartello dell'attacco al sentiero Giovanni Paolo II che conduce al Poggio Frassati (1980 mslm) sul Monte Mucrone.
Il sentiero inizia con una strada che porta al cimitero monumentale di Oropa e alle cappelle
Siamo già in quota. Qui abbiamo superato i 1400 mslm. Sullo sfondo, tra la foschia, la pianura padana con la città di Biella.
La grande basilica nuova del santuario mariano di Oropa
Il sentiero sale verso il lago della Mora e da qui in poi è costellato da piccoli cumuli di sassi...
... altri cumuli
...improvvisamente il tempo si imbruttisce e comincia a calare la nebbia...
...ancora cumuli
Biella sullo sfondo
Visione d'insieme di tutto il santuario di Oropa. Una meraviglia mariana ai piedi delle montagne che segnano il confine tra Piemonte e Valle d'Aosta.
14 luglio 2011 - Torino, Duomo. La cappella dedicata a Pier Giorgio Frassati, nella navata sinistra della chiesa.
L'urna contenente i resti di Pier Giorgio. Nel 2008 è partita per Sidney, in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù, incontro affidato da Benedetto XVI al patrocinio del Beato Pier Giorgio.
Il ritratto di Pier Giorgio nella cappella a lui dedicata. E' la copia di quello conservato nella villa di Pollone.