04 giugno 2011

La Polverini, i provocatori e lo "stile" che non c'è più



Ritengo che lo stile in politica non ci sia più... e la Polverini sicuramente non è il massimo della sua espressione, se è vero - come è vero - che anche i suoi più stretti collaboratori dicono di lei che somiglia più ad uno scaricatore di porto che a una donna.

Veniamo ai fatti. Un amico l'altro ieri mi ha inviato una mail contenente un link al sito Espresso-Repubblica:
Il messaggio conteneva poi la seguente domanda: "Vi sentite ben rappresentati?"

Il link riporta ad un articolo a firma di Emiliano Fittipaldi che racconta - supportato da un video amatoriale - come lo scorso 10 maggio, durante un comizio elettorale a Genzano, un gruppo di persone abbia contestato il presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, e come questa abbia ceduto alla provocazione finendo per 
insultarli dal palco e scendere allo stesso livello dei medesimi.

Mi viene allora di fare una riflessione sull'accaduto perché se è vero che lo stile dimostrato dalla Polverini non si addice, se non proprio ad un politico, almeno ad una signora, è anche necessario essere obiettivi ed affermare che le regole della democrazia vanno accettate e condivise. 
E mi sembra, da questo punto di vista, che nessuno ormai in Italia le rispetti più.
Per primi quelli che dicono che non c'è democrazia solo perché governa la parte che non hanno scelto votando ("vizio" storico della sinistra).
In America non capita mai di sentire che ad un comizio di un governatore repubblicano ci siano democratici che vanno sotto al palco a gridare "vergogna!" all'oratore, e viceversa.

(ci sarebbe il caso mediatico ormai storico del Sen. George Allen che provocato da un supporter democratico di origine pakistana se ne uscì con uno spiacevole "makaka!" e perse le elezioni dopo che nei sondaggi era dato ampiamente per vincente...).

Alla beatificazione di Giovanni Paolo II, in fila, pressati come sardine, dopo una notte insonne, prima di passare ai metal detector nel colonnato del Bernini, sono stato testimone di un fatto che mi ha provocato davvero vergogna. Ad un certo punto, dall'altra parte delle transenne è passato accanto a noi il Sindaco di Roma. Ebbene qualcuno dei pellegrini in fila con noi (erano due donne) non si è fatto scrupolo di gridargli "vergogna!", secondo me in maniera del tutto gratuita in un contesto del genere. Soprattutto dopo aver passato tanto tempo in preghiera e in una situazione di grande sacrificio.
Anche queste persone non hanno avuto stile, proprio come la Polverini, e penso proprio che non votino né per Alemanno, né per Berlusconi.
Anzi. Direi proprio che sono state delle maleducate.

Per cui, bisogna accettare di essere rappresentati da chi il popolo vuole. Anche se non ci piace.
Lo strumento per cambiare le cose sono le elezioni, dove abbiamo la possibilità di scegliere altri candidati.
Io non mi sognerei mai di andare per strada a gridare "vergogna!" contro una persona che rappresenta qualcosa ad ogni livello (sindaco, presidente provinciale o regionale, etc.), solo per il fatto che non l'ho votata e che non sono della sua parte politica. Di che cosa si dovrebbe vergognare? Di essere stata eletta? Di fare delle scelte (chi non le fa?)... La rispetterei per quello che è. Punto e basta. Al massimo non andrei a sentire quello che dice perché so che non lo condividerei.
E così, sono convinto che se da un  lato non ci facciamo una bella figura ad avere una presidente che cede verbalmente alle provocazioni, dall'altro non ci facciamo una bella figura quando andiamo in piazza a farle noi le provocazioni. Non si è maleducati solo perché si è di destra e non si è educati solo perché si è di sinistra - punto e basta, senza se e senza ma. Si è maleducati e basta. Di destra o di sinistra.
Immaginiamoci la situazione opposta (inverosimile in Italia): Bersani parla ad un comizio e viene contestato da un gruppo di persone di destra. Come minimo i giornaloni di sinistra e tutto il gotha della stampa di regime (perché in Italia dal punto di vista dell'informazione c'è un regime di sinistra) avrebbero duramente stigmatizzato l'accaduto e avrebbero bollato i contestatori come facinorosi, provocatori e fascisti (aggettivo che la sinistra usa sempre quando c'è da "randellare" fascisticamente i suoi oppositori).
E dunque, se possiamo tranquillamente affermare che il più grande difetto della destra è quello di avere persone che non hanno stile, di avere idee molto confuse su come governare, di  far "caciara", di arruffare questo o quel posto di potere... quello della sinistra è quello di averne troppe di idee, ma soprattutto, di avere la presunzione di possedere unicamente lei  la verità.

La nostra democrazia è quindi ridotta ad una dialettica urlata che la relega a pura faziosità. 
Ed io proprio non la sopporto la faziosità.
Perché questo oggi è diventato essere di destra o di sinistra.
E se a destra ci sono i Ferrara, i Fede, i Minzolini, i Belpietro..., a sinistra ci sono i Santoro, i Travaglio, i Lerner, i Floris...
Faziosi gli uni e gli altri, senza un minimo di obiettività.

Ma avremo più una classe politica che faccia dello stile e dell'obiettività una ragion d'essere?
Ed avremo più un elettorato che sia in grado di capire da solo la realtà senza l'ausilio di giornali-immondizia come la Repubblica, l'Espresso, il Giornale, Panorama e quant'altro?