28 novembre 2012

Se domenica vince Renzi, l'Italia cambia davvero.

 
I risultati ottenuti da Matteo Renzi nel primo turno delle primarie del centrosinistra mi entusiasmano e mi fanno pensare che sia davvero venuto il momento per il nostro Paese di voltare pagina.
Se vince Renzi, come molti, tanti, stanno dicendo oggi su Twitter, l'Italia può veramente cambiare.

Domenica prossima si confrontano due diverse idee di futuro: da una parte l'usato sicuro, il bravo "metaforiere piacentino", come lo chiamo io; in pratica nulla più che una calda e rassicurante copertina di Linus buona solo per chi vuole conservare il conservabile; dall'altra la rottamazione, un'idea forte, dirompente, che schianta la grigia dinamica della politica italiana, e che ormai è diventata a pieno titolo il simbolo di un rinnovamento sperato e sognato, ma anche di un'opportunità che il centrosinistra offre all'Italia e agli italiani.


Il ballottaggio è aperto: chi non ha votato al primo turno può farlo domenica.
Ma per vincere occorre portare al seggio altre persone.
Ne bastano cinque per ciascuno e la situazione può veramente cambiare.
Cinque persone che condividono l'idea che se vince Renzi domenica il nostro Paese volterà davvero pagina. Definitivamente.
Questa non è la sfida di uno: questa è la sfida di un "noi", come si legge in un comunicato dello staff elettorale del sindaco di Firenze.
 

Tanta gente domenica ha votato per Renzi in maniera quasi spontanea, senza seguire ordini di scuderia e di apparato.
Magari l'ha scelto così, solo per intuitu personae. O più semplicemente perché gliel'ha suggerito il cuore. Che batte per un domani migliore e un'Italia finalmente moderna anche nella stessa modalità di far politica, da noi sempre rimasta avvinghiata a
logori schemi infarciti di ataviche contrapposizioni ideologiche.
E se è vero che oltre 300 tra deputati e senatori nonché 120 segretari provinciali del PD, percentuali alla mano, sono rappresentati da meno della metà degli elettori del partito (questo è in pratica la "vittoria" di Bersani...), allora c'é da fare una lunga ed approfondita riflessione sulla capacità che hanno costoro di rappresentare e soprattutto interpretare i sentimenti della gente... 


Con il cuore pieno di speranza io domenica prossima andrà a votare Matteo Renzi.


Perché se vince Renzi, vince il futuro.

22 novembre 2012

Encyclocapranica chiude

La home di Encyclocapranica fino al febbraio 2008

Encyclocapranica chiude.
Il 30 novembre sarà il suo ultimo giorno di pubblicazione online. Non rinnoverò il dominio web per un altro anno. Il sito è fermo al 6 febbraio 2012 da troppo tempo ormai. Mentre invece meriterebbe di starci sopra tanto, con nuovi lavori e ricerche.
Per cui questa decisione, sofferta, ma che da tanto tempo medito.
D'altronde non si può pensare di portare avanti un lavoro del genere da soli. 
E tante, troppe volte ho chiesto aiuto e collaborazione anche solo per un articolo, un intervento, una recensione, una notizia...
Di incoraggiamenti tanti. Pacche sulle spalle verbali che mi hanno tante volte spronato a continuare. Ma per chi? Per cosa? 
Le notizie su Capranica che ho condiviso gratuitamente su Encyclocapranica sono state molto spesso usate per tesi o lavori scientifici senza uno straccio di citazione al sito. A volte qualcuno ha addirittura copincollato per le sue ricerche quello che trovava su Encyclocapranica senza nemmeno ringraziare. 
E le fotografie? Le fotografie sono pressocché in tutta la rete. Provate a fare una ricerca su Google immagini inserendo "Capranica" come chiave di ricerca. Tante delle foto che compaiono sono tratte da Encyclocapranica. 
D'altra parte sono stato io che ho voluto tutto questo. E ne sono stato contento. 
Ho sempre rimproverato a chi detiene e conserva straordinario materiale raro e inedito su Capranica, che non poteva tenerselo esclusivamente per se. E ciò perché - al di là del suo mero possesso fisico - tutta la documentazione esistente sul nostro paese è assolutamente da condividere con tutta la comunità che ha contribuito a crearla nel tempo. Un patrimonio di tutti, insomma, non di due o tre collezionisti che ne godono eclusivamente.

Con l'avvento di Facebook  ho sperato che qualcosa cambiasse.
La pagina di Encyclocapranica è arrivata a circa 1.000 contatti. Tanto che ho sperato che tra questi si potesse trovare certamente qualcuno con la voglia di collaborare. E così, a giugno 2011, la decisione di trasformare il sito in testata online con periodicità mensile. Circa trenta persone hanno chiesto di collaborare. Nessuno, tranne una (grazie Chiara!), ha inviato il suo lavoro per la pubblicazione. In mezzo... tante mail, messaggi, solleciti...
E quindi Encyclocapranica chiude...
Con dispiacere, ma senza rimpianti. 
Guardando davanti. Come sempre.

La home page dell'ultima versione

18 novembre 2012

Juppiter. Buon compleanno.

Carnevale 2004 - Al "palazzetto" di Ronciglione insieme alla Wonderful Night 
(foto scattata da Giggi "Scintilla" Federici con la mia macchinetta digitale)


Quello che segue in fondo alla pagina era ciò che scrivevo dieci anni fa...
Il progetto era un libro, una pubblicazione, una specie di carrellata sui primi dieci anni di Juppiter...
La cosa non è andata mai in porto. Soldi che mancavano e poca convinzione sul progetto.
Dieci anni dopo - venti dalla fondazione di Juppiter - apro i cassetti per leggere cosa pensavo in proposito (Battiato dice che il tempo cambia molte molte cose nella vita... il senso di amicizia e di opinioni...).
Non è che avessi fatto proprio un porcellum. Mi ero dato molto da fare con tanto entusiasmo e tanta fatica - scrivere quel lavoro in quattro/cinque giorni mi costò una visita oculistica e un paio di occhiali nuovi... - per produrre una quarantina di cartelle di storia dell'associazione condita da citazioni colte, ricercate immagini mentali, periodare semplice e d'effetto... 
Avevo parlato a lungo con i protagonisti di quella storia. Ero andato alla ricerca di aneddoti, storie di persone, intime motivazioni sul perché si entra in un'associazione e si sceglie di viverla e farla propria...
Oggi il mio giudizio su Juppiter è mutato. E' divenuto asettico, scevro da coinvolgimento personale, quasi senza emozione. Forse un non-giudizio. O perlomeno sospeso. 
Juppiter c'è, ma potrebbe non esserci. Per me, per la mia vita, non cambierebbe nulla. Oggi.
Ma un tempo non è stato così. Basta leggere queste righe che seguono...
E domani? Tra dieci anni? 
Chissà...
Il tempo cambia molte cose nella vita... il senso di amicizia e di opinioni...

Quelli che seguono sono brani tratti dall'introduzione, dal corpo della storia e dalla conclusione del lavoro...

Bomarzo, domenica 16 settembre 2001 - Rassegna di cori - Stavamo cantando
"Un mondo perfetto" (dopo l'11 settembre...). La foto ce l'ha scattata Teresa con la sua macchinetta...
                                                              
Scriveva Italo Calvino, che “le associazioni rendono l’uomo più forte e mettono in risalto le doti migliori delle singole persone” (Italo Calvino, Il barone rampante, 1957).
Nulla di più vero. Vi sono associazioni di ogni tipo intorno a cui si aggregano centinaia di migliaia di persone. Associazioni di volontariato, sportive, teatrali, storiche, religiose, di impegno socio-politico o di pura e semplice ricreazione. E forse, senza sottilizzare eccessivamente, bisognerebbe definirle tutte “culturali” (mi domando, infatti, se tutti questi aspetti diversi degli interessi che fanno capo al tempo libero di ogni uomo, non possano veramente essere definiti cultura).  Associazioni, comunque, che sempre e in ogni caso, si prefiggono la promozione dei più svariati aspetti della vita sociale, con l’intento chiaro di valorizzare nel migliore dei modi gli uomini e le donne che ne fanno parte. E chi nella recente legislazione sull’associazionismo cosiddetto di “promozione sociale” (Legge 7 dicembre 2000, n. 363), ha coniato questa particolare dizione, forse lo ha fatto proprio avendo in mente la profetica definizione di associazione fatta da Italo Calvino sul terminare degli anni Cinquanta – ahimè! – dello scorso secolo.
Juppiter è una di queste. Una associazione culturale di promozione sociale che offre uno straordinario ventaglio di possibilità e di interessi diversi a chi sceglie di farne parte. Una associazione che ha saputo e sa stare nel territorio in cui opera in maniera originale, collocandosi in una posizione di mediazione tra i bisogni della gente e le istituzioni locali.
Sono proprio queste caratteristiche che rendono Juppiter interessante e attrattiva per decine, ormai centinaia, di giovani della provincia di Viterbo. E sono queste che, anche e soprattutto, la fanno degna di essere raccontata come esperienza aggregativa. Ma non per esemplificarne ed esportarne il modello, che è influenzato comunque dalle persone che ne fanno parte. Questo, infatti, come per altre originali esperienze aggregative dove si sperimentano o si sono sperimentate nuove forme espressive, rimane unico e irripetibile (mi viene in mente la irraggiungibile straordinaria storia della scuola popolare di Barbiana di Don Lorenzo Milani).
Ciò che, invece, vale la pena raccontare, è il vissuto, l’esperienza umana di cui è fatta Juppiter. In una parola, la sua storia. E “la storia siamo noi”, recita la lirica di una canzone di Francesco de Gregori, ricordandoci che questa non è un grande mucchio di parole messe lì con un pretesto cronologico sulle pagine di un libro, una cosa “lontana” dalle nostre vite, ma l’interazione degli atti consapevoli degli uomini con i loro effetti nel tempo, nel bene e nel male.
Il proposito di queste pagine quindi, è quello di raccontare l’esperienza di Juppiter a dieci anni dalla sua nascita. Un viaggio attraverso le decine di iniziative e attività intraprese, per incontrare soprattutto, le tante, particolari, affascinanti, uniche e irripetibili storie personali di chi le ha ideate e avviate.
E’ esagerato definirla avventura? 


(...)
Ronciglione, piazza degli Angeli, 11 luglio 2003 - "Destinazione Perù",
il primo "sconcerto"-raccolta fondi per l'Operazione Mato Grosso (la foto è di Riccardo Spinella) 
Orte. Il Tevere gli scorre vicino, pigro, di lì a qualche centinaio di metri. 
E sputa fuori tutta l’umidità possibile. Sempre e invariabilmente, in ogni stagione dell’anno. Figuriamoci alle soglie dell’inverno quando il tramonto è quasi sempre seguito dal calare di quella caratteristica  e fastidiosa nebbiolina leggera. Scende sulle strade, sulle case, inesorabilmente, rendendo tutto più ovattato, quasi irreale.
E’ in una serata come questa che nasce Juppiter.
Il 18 novembre 1992, davanti al vecchio notaio Giuseppe Togandi si ritrovano in tre:  Salvatore Regoli, Marco Greco e Giuseppe Moscatelli. Saranno loro i soci fondatori della nuova associazione.
Condividono fra loro l’amicizia e tante, tante iniziative musicali. Fanno parte della stessa orchestra, la Brass Connection, con cui solcano i palcoscenici delle trasmissioni televisive di maggior successo di quegli anni.
Musicisti particolari, però. Mentre chi raggiunge il successo si ritira solitamente in un proprio Olimpo in qualche modo privato, con pochi rapporti con l’esterno o, comunque, sempre alla pari con propri pari, Salvatore, Marco e Giuseppe sono professionisti che hanno un qualcosa in più degli altri.
Oppure in meno. Dipende dai punti di vista. 
Forse, quando si ha l’esigenza di mettere a disposizione dei giovani le proprie conoscenze, quando si dimostra di possedere quella specie di inquietudine interiore che ti spinge ad essere e a fare l’educatore, si possiede solo qualcosa in più degli altri. Un qualcosa che ha un valore immenso e incalcolabile.
Tutti e tre, infatti, partecipano alla Scuola di Musica “Giggi Iezzi”. Sono i suoi promotori, ma anche  insegnanti. E in questa veste, tutti e tre hanno il desiderio di mettere a disposizione dei giovani le loro conoscenze musicali, di educare alla musica, di insegnare. Per questo decidono di fondare Juppiter.

(...)
San Giovanni Rotondo (FG), venerdì 22 settembre 2000 - La "prima" volta del Coro Exodus
(la foto è di Giovanni Piferi... nel senso che la macchinetta fotografica con cui è stata scattata era la sua...) 

Ma perché Juppiter? Cosa fa decidere di denominare una associazione con un nome del genere?
Gli antichi solevano imporre nomi per augurio. Per cui li sceglievano densi di significati simbolici poiché erano anche convinti che in essi fosse contenuto tutto il programma di una vita. Per questo Plauto affermava: nomen atque omen, nome e presagio (Plauto, Il persiano, iv, 4, 73).
Anche nel nome Juppiter è contenuto un presagio, un programma. Con le parole della modernità, diremmo che in quel nome è contenuto il codice genetico, il DNA dell’associazione, che porta con sé tutte le informazioni necessarie alla sua crescita e al suo sviluppo.
Juppiter, presso i latini, era il figlio di Saturno e fratello di Nettuno e Plutone. Zeus presso i greci, Giove per noi moderni. I latini lo innalzarono a prima divinità della religione ufficiale romana. Juppiter Optimus Maximus era il signore del cielo; l’autore delle piogge e delle nevi, del fulmine, del tuono e della rugiada; protettore dello Stato, della famiglia e della casa.
Ma riferirsi a lui con il suo nome, nella forma nominativa Iovis, significava anche riferirsi “al cielo” in senso naturalistico.
Così, erano soliti dire sub Iove, ovvero a cielo scoperto, per significare che la quotidianità delle cose normali scorre comunque sotto lo sguardo del cielo. Siamo tutti sotto lo stesso cielo, diremmo noi. E accomunati da questa caratteristica, da questo essere tutti alla stessa maniera sotto lo stesso tetto, gli uomini sono destinati a vivere insieme uniti nella diversità, condividendo gioie, dolori, speranze.
Juppiter vuol significare proprio questo. Un gruppo di persone che lavorano insieme sotto lo stesso cielo, accomunate dallo stesso destino, che è quello dell’associazione, per perseguire lo stesso fine di migliorarla, di espanderla, di promuoverla.

(...)
Carbognano, luglio 2002 - Con il coro "Exodus" per una serata "Mondobrillante"
(la foto è di Riccardo Spinella) - Cantavo "Ragazzo fortunato" di Jovanotti.

Ma l’anima di Juppiter, comunque, è (...) il suo presidente: Salvatore Regoli.
Dopo il diploma al conservatorio di Santa Cecilia, Salvatore inizia nel 1987 a lavorare in Fininvest. E’ pieno di entusiasmo e di idee nuove. E soprattutto non soffre complessi di inferiorità: decisivo, se si ha a che fare con l’ambiente dello spettacolo. Dà vita, così, all’orchestra Brass Connection, con cui partecipa ad alcune delle trasmissioni più gettonate dell’epoca (su tutte, la serie di Bellezze sulla neve e Bellezze al mare). Di Brass Connection fanno parte anche Marco Greco, Sergio Fabrizi, Bruno Porcacchia, Giuseppe Moscatelli (insomma, mezza Juppiter). In tutto 10 musicisti: decisamente bravi.
Suonano in diretta e per l’epoca rappresentano una vera novità. 
Solo l’orchestra di Gianni Mazza può competere con loro. Ma non c’è concorrenza perché questa suona nelle trasmissioni di punta di Mamma RAI.
Salvatore è il capo-orchestra, e da quella posizione ha modo di conoscere molta gente di spettacolo. E’ in Fininvest che incontra Francesco Salvi. Con lui nel 1993 approda in RAI, dove partecipa a una fortunatissima edizione di Domenica In, condotta da Mara Venier.
E proprio a Domenica In, avverà l’incontro con Don Antonio Mazzi, ospite fisso di quella trasmissione, con cui sarà destinato d’ora in avanti a collaborare fittamente.
 (...)
 Don Antonio è il fondatore e presidente della Fondazione Exodus, una comunità di recupero di ex tossicodipendenti presente con proprie strutture in molte zone d’Italia. Con Domenica in, Don Antonio diventa prete televisivo, ormai una cosa abituale per quei tempi, soprattutto in RAI, dove durante la primavera di quell’anno tennero a battesimo la nuova “moda” con una trasmissione condotta da Elisabetta Gardini in seconda serata, dove Don Pierino Gelmini, presidente della Comunità Incontro, era ospite fisso.
Dal racconto dell’esperienza capranichese di Salvatore, che con Juppiter coinvolge ormai un centinaio di ragazzi, alla collaborazione attiva con Exodus è quasi un tutt’uno. E Salvatore diventa direttore artistico di 1000 Giovani per la Pace, una iniziativa che Don Antonio crea come punto di incontro delle sue comunità.
A Cassino, nel settembre del ’94, la prima edizione della manifestazione. 
L’occasione serve anche per mettere intorno ad un tavolo i politici del tempo per discutere di giovani, disagio giovanile, sociale.  Il tutto condito da momenti di spettacolo e musica realizzati con la partecipazione di grandi come Renato Zero, Nino Frassica, i Ladri di Biciclette, Umberto Bindi, Mariella Nava.
Per questo scopo, Salvatore crea la Big Music School Band, una band formata da giovani provenienti dalla Scuola di Musica “Giggi Iezzi”.
Sono Silvia, Enrico, Peppe, Stefano, Enea… giovani di Capranica, di Ronciglione, di Viterbo che vanno in giro per l’Italia a suonare, e che hanno l’onore di accompagnare con le proprie note anche grandi cantautori come Renato Zero. E’ un’altro successo di Juppiter.
E la Big Music School Band, tornerà a suonare ancora negli anni successivi, non solo in occasione delle varie edizioni di 1000 giovani per la pace, ma anche in occasione di quelle del Raduno Sportivo Nazionale delle Comunità, altra manifestazione voluta da Don Mazzi come momento d’incontro dei componenti delle comunità di recupero per tossicodipendenti sparse per la Penisola.
Così la Big Music attraverserà l’Italia da Nord a Sud, da Lignano Sabbiadoro a Casagiove, da Verona a Cassino.

(...)
Carnevale 2004 - Al "palazzetto" di Ronciglione insieme alla Wonderful Night
(foto scattata da Giggi "Scintilla" Federici con la mia macchinetta digitale)

Certo che, in dieci anni, ne ha fatta di strada l’Associazione “Juppiter”.
All’inizio c’era soltanto una sala, spoglia, semplice. 
Tanto entusiasmo e basta.  
E “quella sera, in quella stanza spoglia, piena di seggiole tutte ordinate, non si parlava di Mussida, né di Britti, né Andreoli o Piero Angela. Quella sera nasceva qualcosa, qualcosa che sta ancora crescendo…”.
Peppe Pontuale, nel numero di “Voce” uscito in occasione del decennale dell’Associazione, la ricorda così la nascita di Juppiter. Non si sarebbe mai immaginato cosa sarebbe diventata. E nessuno avrebbe potuto farlo. Nemmeno Salvatore, il suo indiscusso leader carismatico, né Sabrina o Piero, Marco o Bruno.
Tante persone sono passate per le sue sale. Alcune fermandosi, come rapite dal suo fascino, alcune di corsa, altre ancora in cerca di qualcosa da dare o da ricevere.
Ma quante sigarette si possono fumare in dieci anni? 
Quante notti insonni si possono passare? 
Quante corse si possono fare? 
Quanti caffè si possono bere in dieci anni?
Se ci pensi bene, ti vengono i brividi.
Che avventura!

Un giorno decidi di salire su un albero, ti arrampichi tra i rami, passi su una pianta, e poi su un’altra, e un’altra ancora, e ti accorgi che ti piace, lo trovi affascinante, ti aggrada… ci pensi, ci ripensi e all’improvviso… decidi che non scenderai mai più.

Buon compleanno Juppiter.





17 novembre 2012

Io alle primarie del PD voto Matteo Renzi



Adesso! 
Come non pensare a Don Primo Mazzolari quando si pronuncia questo avverbio.
Un avverbio che richiama l'urgenza, la contingenza dell'oggi, il legame con la realità quotidiana.
Matteo Renzi utilizzando questo avverbio ha colto nel segno. 
Perché penso che i tempi in cui viviamo impongano un diverso rapporto con la politica. Sicuramente a tutti i livelli.
E per questo ritengo che sia giunto il momento di partecipare ai processi democratici di scelta dei candidati alle prossime elezioni politiche.

Io la mia scelta l'ho già fatta: voterò Matteo Renzi alle primarie del PD.

Perché? 
Perché c'è bisogno di dare un segnale forte di cambiamento e di rottura con il passato che in questo momento solo Matteo Renzi è in grado di garantire.
Perché Matteo Renzi è per me - elettore deluso di centro - l'unica possibilità di votare il centro-sinistra (e, più in generale, proprio di andarci, a votare).
Perché gli argomenti politici di Renzi archiviano finalmente l'antiberlusconismo trito e ritrito e puntano dritti ai problemi veri del paese (fatti un giretto su: http://www.matteorenzi.it/ ed informati).
Perché Matteo Renzi è la nostra ultima speranza per rifondare una politica stanca, lontana dalla gente, amorale, incline al populismo e alle scelte elettoralmente appaganti ma in realtà insostenibili.
Perché l'alternativa a Renzi è un Bersani senza appeal che non sarà in grado di arginare l'impetuoso dilagare di Grillo e dell'antipolitica.
Perché ho selto Renzi già dalla "prima Leopolda" e definitivamente dal "Big bang" del novembre 2011...

...e perché - consentitemi la "malignità" - se tutti danno addosso a Matteo Renzi (anche nel suo partito), è segno che Matteo Renzi dice cose giuste.

Per votare alle primarie del PD è necessario registrarsi a questo link: https://www.primarieitaliabenecomune.it/registrazione/appello, e conoscere il seggio in cui si vota nelle consultazioni elettorali.
Gli "apparati" tengono giustamente per loro queste informazioni per limitare la partecipazione solo a pochi fidati.
E questo la dice lunga sul fatto che stanno cercando in tutti i modi di non far vincere Matteo Renzi e di lasciare tutto com'è.

L'invito è quindi quello di registrarsi, di perdere un quarto d'ora del proprio tempo - per dirla come l'ha detta Renzi poco fa nel suo intervento a "la Leopolda 2012" - stampare la scheda di registrazione e partecipare alle elezioni primarie del PD che si terranno domenica 25 novembre (necessari 2€, un documento di riconoscimento, la scheda elettorale e la scheda di registrazione).
A Capranica si vota presso la delegazione CISL in via De Mattias.

Io voto Matteo Renzi.

Per cambiare davvero.

Adesso!

04 novembre 2012

Ripensare la pastorale parrocchiale - 3: Descolarizzare il catechismo


Continuiamo il nostro discorso sul ripensamento della pastorale parrocchiale occupandoci di un tema molto delicato: il catechismo.

Abbiamo già detto che il catechismo va interamente ripensato e che forse varrebbe la pena, piuttosto che dedicarsi ai bambini (la cosa più facile), dedicarsi ai loro genitori.
Insomma, i sacramenti vanno chiesti perché ci si crede e non perché così fan tutti...
Ma affronteremo con calma anche questo argomento.

Oggi ci occuperemo della descolarizzazione del catechismo, ovvero della necessità di ribaltarne l'impostazione generale secondo schemi che più lontanamente possibile ricordino la scuola. L'idea è quella che, con un gioco di parole, il catechismo non dia l'idea della scuola.
Ma osserviamo la realtà, e lo facciamo, come sempre, analizzando ciò che si fa nella mia parrocchia (Capranica, un centro del viterbese alla falde dei Cimini).



Qui a Capranica, il catechismo viene strutturato nella maniera meno fantasiosa possibile.
Innanzitutto non ci sono "gruppi" di catechismo, ma "classi" di catechismo (e già dalla terminologia possiamo capire a che livello stiamo). All'inizio dell'anno scolastico il parroco, con la collaborazione delle istituzioni scolastiche locali, si dota dell'elenco dei nomi e cognomi degli alunni di ciascuna classe delle scuole elementari e medie. Ad ogni classe scolastica corrisponderà, dunque, una classe di catechismo (sic!).
Gli incontri vengono strutturati in "lezioncine" secondo un programma stabilito per ogni fascia di età (3^ elementare, 4^ elementare, 5^ elementare... e così via). Il programma va ovviamente portato avanti e completato indipendentemente dalle esigenze delle classi. Queste poi, risentono ab origine di qualche difetto di formazione già in sede di istituzione scolastica. Si hanno pertanto classi di tipo "A" (vorrei dire, di serie "A", ma lasciamo perdere), dove i bravi convivono con i bravi ("bravi" secondo il concetto scolastico della parola), e classi di tipo "B", in cui gli scarsi (sempre secondo il concetto scolastico del termine), coabitano con gli scalmanati, i problematici, nonché con un numero non giustificato di bambini stranieri... (con la possibilità che qualche "bravo" venga inserito comunque, in maniera del tutto casuale nelle classi di tipo "B"...). Come e con quali criteri vengono formate le classi non ci interessa saperlo - siamo sicuri che le istituzioni scolastiche facciano bene il loro lavoro - resta il fatto, comunque, che il risultato finale, quello che si palesa ai nostri occhi profani dell'arcana materia della "classazione" (ci si passi il termine), è tale da far constatare una certa differenza "di peso" tra i gruppi-classe formati.
Vi sono poi le classi "che si formano da sè", come quelle a tempo pieno, che accolgono i figli di tutti coloro che ne fanno richiesta, nell'ambito di un numero ristrettissimo di posti disponibili. Ebbene, le classi a tempo pieno diventano, quasi automaticamente e con facilità, classi di tipo "B", con un numero spropositato di bambini con situazioni familiari problematiche...
Insomma: in questo contesto si inserisce il catechismo, che ricalca pertanto in maniera perfetta la situazione scolastica.
Dulcis in fundo, la miscela viene sapientemente completata con l'ausilio - udite udite! - di catechisti che la mattina, a scuola, fanno gli insegnanti alle stesse classi alle quali fanno catechismo nel pomeriggio... Il catechismo diventa quindi una mera continuazione pomeridiana della scuola, dove i bambini continuano a chiamare le loro catechiste "maestra" come fanno la mattina in aula, e partecipano alla "lezioncina" con la stessa esasperata competitività inculcata loro dai genitori (nulla c'è di più deleterio che un genitore nell'esercizio delle sue funzioni di mamma o di papà preoccupati per l'educazione scolastica dei propri figli), secondo cui bisogna a tutti i costi essere "meglio" degli altri, essere "i più bravi" degli altri (non semplicemente bravi), essere "i primi".

Una digressione per far capire la situazione... Domenica scorsa, durante l'omelia (che il parroco cerca di semplificare il più possibile rivolgendo domandine ai bambini), una catechista (di professione ovviamente maestra elementare) seduta nel banco dietro al mio ha cominciato a suggerire le rispostine ai suoi "alunni" (diciamo le cose con il loro nome), trasformando quel momento in una gara per far vedere "quanto siamo bravi rispetto agli altri" e con il vivo compiacimento dell'ignaro celebrante (il quale credeva in buona fede che davvero questi bambini fossero così bravi...).

E allora, se questa è la situazione, vediamo come cambiarla.
  1. Le classi di catechismo vanno innanzitutto trasformate in gruppi. La scuola può essere utilizzata solo come canale per far arrivare le nostre comunicazioni alle famiglie, ma nell'ambito dell'inizio dell'anno catechistico. E piuttosto che incontrare i genitori dopo aver formato le classi (che come sappiamo sono già formate ex se), bisogna incontrarli prima di formare le classi allo scopo di specificare a chiare lettere che i principali attori dell'educazione cristiana dei loro figli sono loro stessi e che i sacramenti non sono un diritto ma una necessità. Non si chiede la comunione come si farebbe per un certificato di residenza o per una licenza edilizia (casi che, peraltro, richiedono stati e qualità personali ben definite dalla legge). Un certificato si "ha diritto" a richiederlo perché per la pubblica amministrazione è un "dovere" rilasciarlo e perché è del tutto irrilevante la disposizione d'animo con il quale si richiede; un sacramento no, perché lo si domanda alla Chiesa (che non è la pubblica amministrazione), con la consapevolezza di chiedere "qualcosa" che serve per la propria vita terrena e ultraterrena e perché necessita di una disposizione d'animo particolare (stato di grazia si chiama...). E la prima comunione dei figli va chiesta con coscienza, responsabilità e fede, e non fatta fare, come quasi tutti pensano, per conformarsi alla massa e perché se i nostri figli non la fanno si sentono ai margini rispetto a quelli che la fanno. Meglio non farla fare, allora, con scienza e coscienza, nonché con coerenza rispetto le proprie convinzioni e i propri comportamenti di vita, piuttosto che farla fare e testimoniare l'esatto contrario.
  2. I gruppi vanno formati con criteri che siano lontani dai concetti scolastici di "essere bravo" o di "essere somaro", preferendo al limite anche il sorteggio per formare compagini il più possibile eterogenee, anche al fine di evitare che le mamme (mi si rizzano i capelli per il terrore quando penso alle mamme!), chiedano di far mettere insieme i propri figli (sono amichetti/e... fanno tutto insieme...), si facciano gruppetti elitari, si escludano e si emarginino i problematici e i bambini con l'argento vivo addosso.
  3. Va evitato assolutamente che le maestre delle scuole elementari facciano il catechismo ai bambini delle loro classi. Preferibilmente le maestre elementari dovrebbero essere impiegate nelle medie, ma in carenza di "risorse umane" possono essere utilizzate in fasce di età che non seguono nell'ambito della scuola (che ci vuole ad assegnare a una maestra di 4^ elementare, bambini di un anno più grandi o più piccoli?). 
  4. Vanno evitati metodi ed approcci scolastici. Già pretendere che i bambini non ti chiamino "maestra" o "maestro" sarebbe cosa grande (i miei mi chiamano semplicemente per nome, li ho abituati subito...). Va utilizzata una catechesi coinvolgente, che aiuti i bambini ad entrare negli argomenti con gli strumenti che sono loro più familiari, utilizzando pc, videoproiettori, internet, giochi... facendo far loro "esperienza" di ciò che gli viene insegnato. Insomma, va portata avanti una catechesi che tecnicamente si definisce "esperienziale", come quella abbracciata da tempo dall'Azione Cattolica (nel settore A.C.R.), ma senza gli infantilismi e le castronerie da cui questa è afflitta da un po' di anni (ovviamente per responsabilità dei suoi interpreti). Inoltre gli argomenti possono anche essere affrontati con un gioco o un canto, semplicemente in cerchio, senza tavoli (banchi?) che separino i bambini.
  5. Vanno coinvolti i genitori, anche invitandoli agli incontri, affrontando con la loro presenza gli argomenti da trattare (anche perché sarebbero e dovrebbero essere loro, i genitori, l'oggetto principale della catechesi, non i bambini).
  6. Accanto a tutto questo poi, bisogna assolutamente scrollarsi di dosso la sindrome del risultato. A scuola ci si aspettano dei risultati dai propri allievi, che vengono valutati con le votazioni dei compiti e con le pagelle. A catechismo invece bisogna accontentarsi di testimoniare e basta, di seminare senza pretendere di vedere il frutto della semina, di gettare le reti per una pesca che solo l'intervento miracoloso di Gesù può far diventare abbondante. Insomma, bisogna fidarsi ed affidarsi, senza cadere in depressione se i bambini che ci sono affidati sembrano non recepire, hanno difficoltà a comprendere, non sono supportati dalle famiglie... (anzi, bisogna diffidare dei bambini affetti da "sindrome da primo della classe", che tanto furbescamente hanno già imparato a rispondere con ciò che fa piacere all'insegnante, e aiutarli a capire che almeno a catechismo non c'è competizione...).
  7. Altro limite da superare è il "tutto va bene per tutti". Mi spiego. Ogni bambino è un mondo a se, fatto di una storia personale e familiare diversa e di un grado di maturità intellettiva e affettiva diversa. Ogni bambino ha i suoi occhi per guardare il mondo e per elaborare la realtà che lo circonda, con strumenti diversi da altri e che impongono un'attenzione diversa da parte del catechista nel trasferire le basi della fede. Insomma, non possiamo far finta di spiegare la "lezioncina" accontentandoci solo delle rispostine (che, abbiamo detto sopra, a volte sono date in maniera molto ruffiana e paraventa) che ci danno i bambini che sembrano più bravi e ricettivi. Dobbiamo aspettare tutti, senza lasciare indietro nessuno, personalizzando il più possibile i rapporti e i percorsi. La nostra non è una comunicazione accademica, uno-a-molti, ma uno-a-uno, attenta all'altro. E così, è chiaro che non posso parlare ai bambini di chi è il nostro prossimo, senza aver riconosciuto in loro il mio prossimo: una persona che merita attenzione, rispetto, disponibilità all'ascolto.

01 novembre 2012

La bellezza di essere santi

 


In ordine da sinistra verso destra e dall'alto verso il basso:

Beata Chiara "Luce" Badano:  http://www.chiaraluce.org - http://www.chiaralucebadano.it - Uno splendido disegno - Io ho tutto: i 18 anni di Chiara Luce

Giulia Gabrieli:  http://www.congiulia.com - Biografia - Una sua bellissima testimonianza - Il sorriso senza fine di Giulia

Chiara Corbella:  http://www.chiaracorbella.it/ - Biografia - Testimonianza - Funerale - Ho bisogno di te

Giovanna Rita Di Maria (Kiri): http://giovannadimaria.altervista.org - Giovanna Rita Di María, Kiri: L'angelo che ha visitato la terra

Servo di Dio Carlo Acutis: http://www.carloacutis.com/ - "L'Eucaristia é la mia autostrada per il Cielo"

Serva di Dio Alexia Gonzáles-Barros: http://www.alexiagb.org/ - Biografia

Sonia Cutrona: Biografia

Servo di Dio Alberto Michelotti: http://www.albertoecarlo.it/ - Biografia di Alberto Insieme possiamo! Documentario su Alberto Michelotti e Carlo Grisolia

Servo di Dio Carlo Grisolia:  http://www.albertoecarlo.it/ - Biografia di Carlo - Insieme possiamo! Documentario su Alberto Michelotti e Carlo Grisolia

Santa Gemma Galgani: http://www.santagemma.org - Diario di Santa Gemma Galgani

Beato Piergiorgio Frassati: http://www.piergiorgiofrassati.org -
 
Servo di Dio Galileo Nicolini: Biografia da "Santi e beati" - Biografia da "Cathopedia"