31 marzo 2013

Riconciliamoci con la gioia! Buona Pasqua!

Pietro Vannucci, detto il Perugino, Pala della Resurrezione (il "perugino del Papa"),
Città del Vaticano, Studio delle Udienze del Santo Padre

 La Pasqua sconfigga il nostro peccato, 
frantumi le nostre paure 
e ci faccia vedere le tristezze, le malattie, i soprusi 
e perfino la morte, dal versante giusto: quello del “terzo giorno”.
Da quel versante, 
il luogo del cranio ci apparirà come il Tabor. 
Le croci sembreranno antenne, 
piazzate per farci udire la musica del Cielo. 
Le sofferenze del mondo 
non saranno per noi i rantoli dell’agonia, 
ma i travagli del parto.
E le stigmate lasciate dai chiodi 
nelle nostre mani crocifisse, 
saranno le feritoie attraverso le quali 
scorgeremo fin d’ora le luci di un mondo nuovo!

Si, il Risorto irrompe nella vita per stravolgerla, 
per riempirla di Lui…
per toccare con la sua tenerezza e il suo amore di sempre, 

le corde del nostro cuore, 
e li dove maggiormente c’è sofferenza, dolore, ansia, paura… 
Lui viene a consolarci, a dirci che possiamo fidarci di Lui, 
perché Egli è il Dio Fedele.
Tutte le sue Promesse sono “SI” in Gesù Cristo! 

Crediamoci e fidiamoci, ne vale la pena!

Don Tonino Bello

17 marzo 2013

Al primo angelus di Papa Francesco



Papa Francesco dal maxischermo
Tantissima gente in piazza San Pietro già dal mattino presto. 
Noi arriviamo intorno alle 10,00 col treno da Cesano e la Piazza è già piena. 
Ai metal detector del colonnato, dalla parte del Sant'Uffizio, tante persone in fila. 
Entrati in piazza, dopo aver fatto la radiografia dello zainetto nello scanner della Polizia, mi accorgo che nella mia Pentax non ho caricata nessuna scheda di memoria. Cavoli! Come ho fatto ad essere così sbadato? Di solito ne ho sempre appresso qualcuna di scorta, ma stavolta niente. E così mi tocca uscire di nuovo dalla piazza, mentre tanta altra gente sta arrivando, per correre verso via Gregorio VII alla ricerca disperata di una SD, e di una ricarica telefonica per il mio smartphone. Trovata la scheda in un negozio di souvenir (cinese: 2mb a 8 eurini!), passo al vicino tabaccaio (pure questo cinese) e ricarico il cellulare. Posso così tornare finalmente ai metal detector per entrare di nuovo nella piazza e raggiungere gli altri, che aspettano poco più in là della grande fontana di destra

Qui ci aspetta la sorpresa della mancanza assoluta di rete mobile e di H3G per internet. Non si twitta niente e non si pubblica niente su FB. E per i malati di web 2.0 come me è quasi come quando un fumatore incallito resta improvvisamente senza sigarette. Poi, finalmente, si riesce almeno a scrivere, anche se non se ne parla proprio di pubblicare foto. Troppe antenne e parabole delle molte TV che trasmettono in diretta? Può darsi...


Comunque alle 10,20 la piazza è sempre più piena. Ci sono bandiere dappertutto, un vero tripudio. Scatto foto di quà e di là per cogliere i colori del momento. Un nutrito gruppo di bandiere siriane si concentra sotto l'obelisco proprio al centro della piazza. Accanto a noi spunta persino una bandiera algerina con la mezzaluna araba su sfondo verde. E poi più giù, bandiere francesi, rumene, paraguaiane, tedesche, messicane... e quelle delle grandi associazioni ecclesiali: dell'Azione Cattolica, delle ACLI, gli striscioni di CL, dei Cooperatori Salesiani... Insomma: una vera e propria festa. La gente è contenta, entusiasta, gioiosa. Non vede l'ora di poter vedere ed ascoltare Papa Francesco. 

Giuseppe e il suo "W Papa Francesco"
Intanto una televisione straniera (di lingua spagnola) si interessa al cartello di Giuseppe. Lo ha preparato ieri pomeriggio insieme a Teresa. "W Papa Francesco", c'è scritto. Gli dicono di mostrarlo alla telecamera, e lui si fa riprendere orgogliosamente! Ci spostiamo e troviamo posto nelle vicinanze dell'obelisco. Alla sua base una schiera di macchine fotografiche fissate su robusti cavalletti, munite di poderosi zoom, è puntata sulla finestra dello studio del Papa. Una signora, accanto a noi, mi dice che una suora gli ha detto che Papa Francesco si affaccerà dalla loggia delle benedizioni. Gli rispondo che basta guardare dove sono puntate le telecamere delle TV e le reflex dei fotoreporter per accorgersi che il Papa si affaccerà dal suo studio. Arriva dietro di noi un folto gruppo di ragazzi neocatecumenali, che comincia a cantare e a fare un chiasso incredibile. 

La "pattuglia" del 1° maggio. La stessa della beatificazione di Giovanni Paolo II
Ci spostiamo un po' più al centro della piazza. Accanto a noi un gruppo di signori con un accento familiare... Sono di Ronciglione. Mi chiedono una foto di gruppo e mi lasciano la mail per inviargliela. Si fanno le 11e30 e proprio vicino a noi si piazza la troupe esterna della trasmissione domenicale di RaiUno, "A sua immagine", condotta da Rosario Carello. Fanno interviste, raccolgono impressioni. Il cameramen s'interessa del cartello di Giuseppe (che successo questo cartello!). Gli chiede di mostrarlo alla telecamera... E così Giuseppe e, sullo sfondo, Teresa, vanno in televisione in diretta televisiva! La nostra amica Anna Laura sta seguendo la trasmissione in TV, li vede, e mi chiama subito al telefonino per dirmelo. Ma intanto manca poco a mezzogiorno. Si apre la finestra dello studio dell'appartamento papale: due persone mettono fuori dal davanzale il grande drappo bianco bordato di rosso e preparano il leggìo con il microfono da cui parlerà il Papa. La gente in attesa comincia ad eccitarsi e l'atmosfera intorno si surriscalda. Poco più avanti, un gruppo di ragazzi delle medie di una parrocchia romana inizia a gridare in coro: "Francesco! Francesco! Francesco!", subito seguito dal gruppo dei neocatecumenali. 

La telecamera di RAI UNO mentre riprende Giuseppe (in diretta)
...e Giuseppe che mostra contento il suo "W Papa Francesco"
Ma finalmente si è fatto mezzogiorno e il Papa si affaccia dalla finestra. Un boato della folla saluta la sua apparizione. Applausi, grida entusiastiche, salve di "Viva il Papa!" si alzano verso di lui da tutta la piazza. Le bandiere sventolano festosamente per salutare Papa Francesco, che comincia subito a parlare dopo averci tutti salutati con un semplice "Buongiorno!". Breve ed essenziale il suo discorso. Pronunciato solo in lingua italiana, concreto, semplice, diretto. Quasi una parabola per la sua immediatezza. Strappa subito un sorriso parlando del Cardinal Kasper. "Non faccio pubblicità ai libri dei cardinali", dice. E prosegue con il racconto del suo colloquio con una saggia "nonna" della sua parrocchia, in Argentina, sulla misericordia di Dio, appena diventato vescovo, nel '92. Una vera e propria teologa la signora, piena della sapienza dello Spirito Santo, tanto che il futuro Papa gli chiede stupito: "Lei ha studiato alla Gregoriana?". Un fragoroso applauso ed un sorriso partono ancora dalla piazza. E il Papa prosegue, mentre la gente ascolta attenta. Pende dalle labbra di Francesco, il Pastore umile che sa comunicare. Eccome, se sa comunicare! Tutti, in piazza, attendiamo trepidanti. Tutti aspettiamo di ricevere una parola di speranza per la nostra vita in un momento così drammatico per l'Italia e per il mondo intero. Tutti desideriamo una parola come si desidera una carezza. La carezza del Papa, come quella storica e straordinaria che Giovanni XXIII volle regalare al mondo la sera dell'11 ottobre 1962. Una carezza da portare con noi, per donarla a chi incontriamo: un sorriso, una parola buona, un pò di calore umano. E Papa Francesco è pronto a darcela. Una carezza che è parola, con una semplicità disarmante ma una straordinaria profondità. 

Folla "compatta" in piazza San Pietro
Ci saluta il Papa... Saluta la piazza. Saluta questa immensa folla - quasi 150.000 persone - arrivata innanzitutto da Roma, la sua diocesi, ma anche da molte parti d'Italia e dal mondo intero. E saluta a suo modo. Con la stessa spontaneità del "Buonasera!" seguito all'habemus papam, augurandoci un semplicissimo ma calorosissimo: "Buona domenica! E buon pranzo!".
Come un parroco di campagna saluta i suoi parrocchiani alla fine della Messa domenicale.

Bandiera francese e del Senegal
Batteria di "cannoni" (innocui) puntata sulla finestra dello studio del Papa


Una sorprendente bandiera algerina
 

Intervista a donne senegalesi
 

Una delle tante bandiere argentine
 



Il personale vaticano sistema il drappo al davanzale dello studio del Papa
Tripudio di bandiere


Alcune bandiere della "nostra" cara A.C.
La troupe di "A sua Immagine" al lavoro proprio ad un passo da noi
Christus vincit, Christus regnat, Christus imperat!


09 marzo 2013

Il conclave e la parresìa

  

"Per questo i cardinali convenuti a Roma devono ora semplicemente ascoltarsi l’un l’altro con il rispetto che il fratello deve al fratello, devono ascoltare il Signore e i segni dei tempi che germinano nell’oggi del mondo, devono rifuggire tattiche e strategie e, soprattutto, non devono mai mentire. Secondo il mio semplice, periferico parere, la crisi che la chiesa attraversa – e che attraversa soprattutto il centro romano – è dovuta alla menzogna, non ad altri più scandalosi problemi. Occorre parresìa, franchezza, lealtà l’uno verso l’altro; occorre dire ciò che si pensa in tutta sincerità, altrimenti ogni parola è inquinata e dove c’è menzogna trovano il loro habitat il ricatto e la paura.
Se c’è una battaglia urgente, è quella contro la menzogna perché se questa è presente nel comunicare non ci si fida più dell’altro, non si ha più fede nell’altro. E come potremmo aver fede in Dio che non vediamo se non siamo capaci di aver fiducia nel fratello che vediamo? Domani, con le congregazioni generali inizino gli esercizi di sincerità."

Enzo Bianchi, priore della Comunità di Bose (BL)