24 giugno 2013

E' vivamente consigliato di evitare di pensare

 ...ciò che ora stava per fare era iniziare un diario, un atto non illegale di per sé (nulla era illegale, dal momento che non esistevano più leggi), ma si poteva ragionevolmente presumere che, se lo avessero scoperto, l'avrebbero punito con la morte o, nella migliore delle ipotesi, con venticinque anni di lavori forzati. Winston inserì un pennino nella cannuccia, poi lo succhiò per rimuovere la sporcizia. Questo tipo di penna era uno strumento antiquato che non si usava quasi più, nemmeno per firmare, ed egli era riuscito a procurarsene una, clandestinamente e non senza difficoltà, solo perché sentiva che quella bella carta vellutata meritava che ci si scrivesse sopra con un pennino vero, e non di essere graffiata da una penna qualsiasi. In effetti, non era abituato a scrivere a mano. Eccezion fatta per appunti brevissimi, dettava tutto al parlascrivi, che non poteva certo utilizzare in quella circostanza. Intinse la penna nell'inchiostro, poi ebbe un attimo di esitazione. Tremava fin nelle viscere. Segnare quella carta era un atto definitivo, cruciale. A lettere piccole e goffe scrisse: 4 aprile 1984.

(George Orwell, 1984)

20 giugno 2013

Elogio della fuga


"Quando non può lottare contro il vento e il mare per seguire la sua rotta, il veliero ha due possibilità: l'andatura di cappa che lo fa andare alla deriva, e la fuga davanti alla tempesta con il mare in poppa e un minimo di tela. La fuga è spesso, quando si è lontani dalla costa, il solo modo di salvare barca ed equipaggio. E in più permette di scoprire rive sconosciute che spuntano all'orizzonte delle acque tornate calme. Rive sconosciute che saranno per sempre ignorate da coloro che hanno l'illusoria fortuna di poter seguire la rotta dei carghi e delle petroliere, la rotta senza imprevisti imposta dalle compagnie di navigazione. Forse conoscete quella barca che si chiama desiderio."

"..nel nostro mondo molto spesso non si incontrano uomini, ma agenti di produzione, professionisti che non vedono più in noi l’Uomo, ma il concorrente, e appena il nostro spazio gratificante interagisce con il loro  cercano di prendere il sopravvento, di sottometterci. Allora se non siamo disposti a trasformarci in hippies o in drogati dobbiamo fuggire, rifiutare, se possibile, la lotta, perché quegli avversari non ci affronteranno mai da soli ma si appoggeranno sempre ad un gruppo, ad un’istituzione.
È finita l’epoca della cavalleria, quando si gareggiava a uno a uno in un campo da torneo. Oggi sono intere consorterie che attaccano l’uomo solo, e se per disgrazia quest’ultimo accetta il confronto sono sicure di vincere, perché sono l’espressione del conformismo, dei pregiudizi, delle leggi socioculturali del momento
." 


Henri LaboritElogio della fuga (Eloge de la fuite, 1976), 

03 giugno 2013

Escursione al Lago Vivo (Barrea, AQ, Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise)

Ho ripetuto ieri (domenica 2 giugno 2013) con Giuseppe e con i miei amici Riccardo e Gigino, l'escursione al Lago Vivo, nei pressi di Barrea (AQ), all'interno del Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise.
Stavolta senza la delusione di vedere una caldera asciutta dove pascolano mucche, ma ben colma d'acqua. La temperatura alla partenza era di circa 14°, il tempo non eccezionale con grossi nuvoloni grigi sulla punta dei monti.
Siamo partiti alle 5,50 da Capranica, rifornimento in volo (colazione), arrivo a Barrea alle 8,45. Attacco del sentiero che porta alle fonte delle Donne alle 9,00 circa. Con calma e un paio di brevi soste arriviamo alla Madonna delle Grazie (circa 1.600 mslm) e proseguiamo per l'ultimo mezzo chilometro circa che ci separa dalla conca del lago. Il panorama è decisamente splendido con i monti innevati e la conca verde che ospita lo specchio d'acqua. Sosta di una mezz'oretta con consumazione dei panini e tramezzini che ci ha preparato Teresa. La meta è frequentatissima. Incontriamo molte persone che arrivano nella conca (noi siamo arrivati per primi) e addirittura un gruppo di escursionisti israeliani (ci dicono che vengondo da una località nei pressi di Tel Aviv). Cominciamo a scendere intorno a 12,15 ed incontriamo ancora altre persone che salgono versono il lago. Siamo alla macchina alle 14,15. Ci cambiamo le scarpe e ci dirigiamo a Barrea verso la Tana dell'Orso, dove ci aspetta scamorza affumicata e salsiccia.
Ecco le foto.

Il lago di Barrea, gonfio di acque, dal belvedere del paese
Panorama su Barrea dalla carrareccia che porta alla sorgente delle Donne
L'attacco del sentiero. Siamo a circa 1.100 msls. Il lago si trova a circa 1.630.
La prima foto a Gigino. Un vero e proprio book fotografico...
Io e Giuseppe vicino alla Madonna delle Grazie (foto di Riccardo)
Al termine del bosco di faggi arriviamo alla conca del lago
Il monte Petroso, che con i suoi 2.249 mslm è il più alto di tutto il Parco Nazionale
Foto con l'autoscatto mentre... guardiamo l'infinito... (che vergogna!)
  

Gigino in posa epica...
La conca del lago
Seconda foto in posa con l'autoscatto...
 


Alcune immagini del lago
 







Giuseppe dall'altra parte del lago.
Riccardo e Gigino
Figlio e Papà.
Gigino in azione con la seghetta del suo Victorinox...
 

Giuseppe ride divertito sulle gag di Gigino e Riccardo (ma soprattutto di Gigino)
 

Ancora Gigino nelle sue pose epiche...
 

Gigino e la talpa (scambiata per un topo)