27 luglio 2018

Le volte che ho pianto di gioia



Vi siete mai fermati a ricordarvi di tutte quelle volte che avete pianto di gioia? 
Perché? Voi non piangete mai di gioia? Invece io si: piango di gioia a volte. 
E non mi vergogno di dirlo e di scriverlo. 
Però ciò che mi spinge a piangere non deve essere semplice felicità. 
Ma una gioia vera, che nasce da dentro e che mi pervade il cuore non lasciandomi altra possibilità che piangere. Magari continuando a sorridere, ma piangendo.
Oggi mi sono lasciato andare nel cercare di ricordarmi tutte queste volte.
Ovviamente piangendo, perché nei giorni passati ne ho avute di occasioni per piangere di gioia. Tutte sfruttate a pieno, manco a dirlo.
Ho pianto di gioia ascoltando per la prima volta "Someone lets the sun rise" del Gen Rosso...
Ho pianto di gioia quando Peppe a Saint-Jaques ci ha annunciato che sarebbe entrato in Seminario...
Ho pianto di gioia al mio matrimonio, al vedere e sentire tutte le persone che ci facevano festa e ci dimostravano il loro bene; ad ascoltare e vedere i miei amici che cantavano le canzoni della messa; all'abbraccio del mio amico Giggi, che mentre mi salutava facendomi gli auguri, mi annunciava: "a ottobre entro in Seminario"...
Ho pianto di gioia il giorno della beatificazione di Giovanni Paolo II, in piazza San Pietro, dopo una nottata insonne, passata in fila da Castel Sant'Angelo fino all'obelisco...
Ho pianto di gioia a Barbiana, davanti alla sdraio da dove Don Milani, affaticato dal linfoma, insegnava ai suoi ragazzi...
Ho pianto di gioia dopo alcune straordinarie confessioni che mi hanno fatto capire e sentire l'amore di mio Padre e la sua immensa misericordia...
Ho pianto di gioia alla fine dei campi scuola, quando ci salutavamo diposti in cerchio, uno per uno, abbracciandoci, sorridendoci, dicendoci grazie...
Ho pianto di gioia  a Fatima, incontrando i volti, gli sguardi, gli occhi fissi sulla Madonnina, di centinaia di persone che riponevano in lei le loro speranze...
Ho pianto di gioia arrivato alla fine del cammino di Santiago, davanti alla tomba dell'Apostolo, davanti al SSmo esposto nella cappella, davanti al Cristo di Burgos e durante la catechesi di Don Fabio Pallotta...

05 luglio 2018

5 luglio 2018 – Verso Santiago 6 – Visita di Porto

Oggi ci dedichiamo alla visita di Porto. C'è stata parecchia baldoria stanotte in Rua de Cedofeita. Almeno fino alle 3,00 abbiamo sentito musica e vocìo di avventori dei locali, mentre ci rotolavamo nel letto per cercare di prendere sonno. Che finalmente deve essere arrivato abbastanza profondo senza che ci accorgessimo. Infatti, riusciamo a svegliarci abbastanza presto. La colazione la facciamo in camera con quello che abbiamo comperato ieri da Pingo Doce. Il tempo anche oggi non è un granché, ma non sembra disposto alla pioggia. Da Praça Carlos Albertos, ci incamminiamo per le vie del centro passando davanti al palazzo dell'Università, fino a scendere verso il Douro e visitare la parte più caratteristica della Città. In Rua del São Felipe de Nevy c'è fila per visitare la Torre dos Clérigos, opera dell'architetto italiano Niccolò Nasoni. E' alta ben 76 metri ed è il simbolo della città di Porto. Proseguiamo in discesa verso la parte più bassa del centro, in direzione della cattedrale. E' d'obbligo la visita alla stazione di São Bento con il suo atrio decorato da grandi azulejos che riproducono le gesta dei re portoghesi e le tradizioni delle campagna della regione di Porto. La città è un crocevia importante tra la regione del fiume Douro e quella del fiume Minho, il Northe. Dalla stazione di São Bento è possibile raggiungere l'est del paese, e quindi la Spagna, o il nord e la Galizia. Cerchiamo di capire se domani per raggiungere la città di inizio del nostro cammino per Santiago (Valença do Minho), sarà per noi più conveniente prendere il treno qui oppure dall'altra grande stazione di Porto, Campanha. Andremo in ques'ultima stazione attraversando il centro a piedi. A breve distanza da São Bento si trova la cattedrale di Porto, la "Se", che ci accoglie austera con la sua facciata di pietra scura. Forse ancora più austera a causa del tempo così incerto. Nel bel piazzale davanti alla cattedrale, con una bella balaustra che permette di spaziare con la vista sui tetti della città vecchia, un gruppo di turisti libanesi si stringe intorno alla guida. A parte loro, nella piazza non c'è moltissima gente. Attraverso i vicoletti tra le case addossate al colle della cattedrale, scendiamo verso il Douro, gradagnando la bella prospettiva sul Ponte Luis I, che offre l'Avenida Vimara Peres. Sul ponte di ferro molta gente a spasso, mentre la metropolitana viaggia placida sui binari (a ritmo lento, davvero portoghese). Ovviamente scendiamo verso il ponte, ma sull'Avenida ci fermiamo a comperare le velhas, le spagnole conchas, ovvero le conchiglie di Santiago. Errore fatale che fa chi si fa prendere dalla fretta. Ce le fanno digerire 5€ l'una, quando a Santiago le troveremo in vendita anche a 50centesimi. E noi non lesiniamo certo nell'acquistarle pensando a tutti i nostri amici a cui regalarle al ritorno a casa. E tra l'altro non pensiamo neppure che aggiungiamo peso ai nostri zaini... Vabe'... Ormai è fatto. Dal ponte Luis il panorama sulla città è molto bello: ha molto fascino anche con il fiume grigiastro che riflette il cielo nuvoloso. Ogni città offre un suo carattere, e quello di Porto è di una operosità industriale, incentrata sul famoso vino, e ben testimoniata da numerosi edifici che ricordano gli opifici di fine Ottocento delle periferie di Torino o Milano. Il porto commerciale sul Douro è costellato di testimonianze del commercio intorno al prodotto delle viti delle campagne di questa regione pertoghese. Grosse insegne pubblicitarie fissate sui tetti dei depositi, ben visibili da lontano, propongono marchi ed etichette di cantine prestigiose, come Sandeman, Calem o Graham's. Sul ponte, il vento porta il profumo dell'oceano e la temperatura è gradevole. Scendiamo verso il porto attraverso le piccole stradine e dopo averlo visitato torniamo sulla riva nord del fiume, attraversando il ponte Luis I dalle campate inferiori. Il tempo comincia leggermente ad aprirsi. Il vento che arriva dal mare spazza pian piano le nuvole spingendole verso l'interno del Paese. Saliti a livello delle case del centro storico larghi sprazzi di azzurro celeste hanno preso il posto delle nubi. Le zone del centro che attraversiamo sono abbastanza degradate, niente a che vedere con l'eleganza e la solarità di Lisbona. Mangiamo un panino per strada e ci riavviciniamo a Carlos Alberto, al nostro appartamento.

Sono le 17,30 quando dopo esserci riposati decidiamo di rifare il giro per il centro. Porto è finalmente sotto il sole e sarebbe un peccato perdersi la vista della città con la giusta luce. Finalmente possiamo vedere la Se' di Porto ben illuminata. Approfittiamo per farci fare una foto insieme. Torniamo a casa appagati e ceniamo presto. Stanotte Rua de Cedofeita riprenderà la sua colorata movida. E noi domani ci dobbiamo avvicinare alla prima tappa del nostro cammino per Santiago. L'entusiasmo cresce ma aumenta anche un po' di preoccupazione: riusciremo a camminare e ad arrivare alla meta?

04 luglio 2018

4 luglio 2018 – Verso Santiago 5 – Da Fatima a Porto

Pioggerellina primaverile
Ore 8,50. Dal terminal “rodoviario” di Fatima parte il nostro pullman per Porto. La compagnia è la Renex. Il tutto per € 18,00 a persona. Stavolta sappiamo dove dobbiamo sederci: lugar 3 e 4. La “viatura” invece è la 53, ma è una nota superflua. Il biglietto lo abbiamo fatto ieri pomeriggio usciti dal ristorantino dove abbiamo pranzato, a due-trecento metri dal terminal, in avenida dom Josè Alves Correia da Silva. Stamattina ci siamo alzati alle 7,00 e siamo scesi a colazione alle 8,00. I panini per pranzo li abbiamo preparati con il cibo della colazione. Nel tragitto verso il terminal siamo passati di nuovo in Santuario, per salutare la Madonna nella Cappellina delle Apparizioni e per un ultima preghiera di affidamento nelle sue braccia di Mamma. C’era la messa in italiano, a beneficio dei gruppi di pellegrini nostri connazionali. Ormai erano giunti al prefazio e noi non avevamo tempo per fermarci. Probabilmente la messa è cominciata alle 8,00. Lo avessimo saputo ci saremmo andati. Anche perché oggi è il 4 luglio: beato Pier Giorgio Frassati. Il “nostro” caro Pier Giorgio. Ci affrettiamo verso il terminal perché una pioggerellina primaverile comincia a scendere proprio quando arriviamo in Avenida da Silva. A due-trecento metri dal terminal la manda giù per bene, ma corriamo il più possibile sotto il peso dei nostri zaini per metterci al riparo all’interno. Alle 8,40 il pullman arriva e possiamo salire, dopo aver sistemato gli zaini nel bagagliaio. I nostri posti sono proprio davanti al vetro del parabrezza, nella fila di destra.

Il viaggio verso Porto
Teresa si assopisce un po’. Io invece resto sveglio a guardare il paesaggio che cambia durante il viaggio. L’autista continua a salutare con la mano sinistra ogni suo collega che incrocia nella corsia opposta dell’autostrada. E’ un saluto appena accennato alzando la mano senza staccare il palmo dal volante. Sono tantissimi i pullman incrociati, e ogni volta lui saluta, indipendentemente se i mezzi siano della Renex, della Rede Expressos o di altre compagnie rodoviarie. Deve essere una consuetudine perché penso che sia impossibile che si conoscano tutti. E comunque è bello anche questo. Il tempo invece non è bello e il sole non esce mai da dietro le nuvole. Il paesaggio all’inizio è simile a quello visto nel viaggio da Lisbona a Fatima, poi comincia a cambiare. I campi mi sembrano più organizzati e ordinati e cominciano a vedersi molti vigneti. Il Norte è la regione portoghese vocata alla vinicoltura e alla produzione del famoso vino di Porto. Da Fatima a Porto sono circa 190 km tutti percorsi sull’autostrada A1, l’arteria principale del paese, che lo attraversa longitudialmente dal sud al nord, per fermarsi a Ponte de Lima prima di trasformarsi in A3 e dirigersi verso la Galizia e la Spagna. Il pullman è puntualissimo. Sono le 10,50 quando ci fermiamo al terminal rodoviario di Porto, a pochi passi dalla stazione della metro di Campo 24 Agosto. Usciti dal terminal ci attendono nuovamente i nostri amici gabbiani, che volano nel cielo lanciando stridii altissimi.

Alla ricerca di Rua de Cedofeita
Rispetto alla destinazione iniziale, in piazza Carlos Alberto, una mail di Booking mi dice che la nostra casa si trova da un’altra parte, in rua de Cedofeita, 6. Un passo indietro. A gennaio, avevamo prenotato una stanza presso una struttura denominata Oporto City Flats. Il 24 aprile, mentre eravamo in aeroporto per imbarcarci per Malta, il servizio clienti di Booking ci contatta per dirci che la struttura non è disponibile, ma che la proprietà ci offre una sistemazione in un appartamento in piazza Carlos Alberto, denominato Carlos Alberto Apartments. Accettiamo la nuova sistemazione dopo aver visto qualche foto della nuova struttura su Booking e la sua posizione rispetto al centro della città. La mail di Booking di ieri, invece, ci dice che la nostra sistemazione si trova in Rua de Cedofeita, 6. Non ci facciamo molte domande, dopotutto non abbiamo tempo per cambiare struttura. Sembra un po’ più lontana dal centro di quella che Booking ci ha proposto ad aprile e che noi abbiamo accettato, ma tant’è. Impostata la nuova destinazione sul navigatore di Gmaps, vediamo che dobbiamo scendere alla fermata metro di Lapa. A Campo 24 Agosto passano 5 linee di metro: la blu, la arancione, la viola, la rossa e la verde. Noi possiamo prenderne una a caso. Il biglietto della metro costa € 1,50 a persona. Non c’è bisogno di comperare carte ricaricabili come a Lisbona. Davanti alla macchinetta dove si acquistano i biglietti, una ragazza parla animatamente a voce alta al telefono. Scendiamo al piano di sotto dove corrono i binari, mentre lei continua a sbraitare alla persona all’altro capo dell’apparecchio. Non vorremmo essere nei suoi panni. Il primo treno che passa è della linea azzurra. E’ una metro leggera, quasi un tram, con solo due vagoni attaccati e non comunicanti tra loro. Ci saliamo sopra e scendiamo a Lapa, dopo tre fermate, una stazione che si trova superficie e che sembra un po’ isolata, quasi in campagna. Sta piovendo. Ci ripariamo sotto una piccola pensilina per i passeggeri e ci infiliamo le grandi mantelle rosse copri zaino, quindi scendiamo alla ricerca di Rua de Cedofeita. La zona ci sembra periferica, le case sono brutte e degradate. Niente a che vedere con quello che abbiamo visto a Lisbona. Alcuni bassi caseggiati di cemento ci accolgono svoltato l’angolo, in direzione della nostra meta. La via è in salita e gli zaini pesano. Ma in realtà il navigatore ci porta in un punto della via dove non c’è nulla. E soprattutto non ci porta in rua de Cedofeita.

Dispetti di Google Maps
Provo a fare nuove ricerche ma il navigatore si ostina a indirizzarci sempre nello stesso punto. Ci dirigiamo in cima alla via, in piazza della Repubblica e continuo a cercare rua de Cedofeita, ma nulla. Il navigatore proprio non ne vuol sapere: ci rimanda sempre allo stesso punto. Un ragazzo ci vede in difficoltà e ci chiede se abbiamo bisogno di aiuto. Gli dico che sto cercando rua de Cedofeita, ovviamente pronunciandola come è scritta, come se fosse in italiano. Mi corregge con la dizione (sedofeeiita) e mi dice che dobbiamo tornare indietro, in discesa, fino al semaforo in fondo in fondo, quando dobbiamo svoltare a sinistra: quella è rua de Cedofeita. Lo ringraziamo per la sua gentilezza. Lancio qualche leggera benedizione all’indirizzo di Mountain View e ai laboratori di sviluppo di Google Maps… Perché non ci ha indicato la via giusta e ci continua a mandare in quel punto di Rua de Boavista dove non c’è nulla se non studi di grafica e tipografie? Misteri informatici… Finalmente arriviamo in vista di Rua de Cedofeita. Siamo al civico 500 e noi dobbiamo arrivare al 6! Quindi la dobbiamo percorrere tutta fino alla fine. La via è lunghissima, gli zaini pesano, la mantella ci fa caldo, ma continuiamo a percorrerla. D’altronde non abbiamo altra scelta. Da un certo punto in poi, la via diventa isola pedonale. Cambia di colpo il decoro urbano e l’ornato dei palazzi: sembra un’altra città. Da qui è tutto molto bello e curato, niente a che vedere con la Rua de Boavista. Teniamo d’occhio i civici pari che scendono piano piano: 100, 88, 60, 44… Dal 40 si passa di colpo al 10, 8, 6: siamo arrivati! Ci avviciniamo al portoncino grigio e inseriamo nella pulsantiera il codice per la sua apertura che ci era arrivato per mail. Ma siamo al Carlos Alberto Apartments! In pratica l’appartamento si trova in piazza Carlos Alberto, ma siccome è ad angolo, l’entrata si trova in rua de Cedofeita, 6. A pensare che saremmo potuti arrivare per l’intinerario che avevo già stampato dalla stazione della metro di Trinidade! Ma le sorprese non sono finite. Facendo zoom out sul display dello smartphone, la cartina di Gmaps mi fa comparire il nome di Cedofeita. In pratica, il navigatore si ostinava a portarmi nel punto dove è stata posizionata la scritta che indica il quartiere di Cedofeita e non nella rua de Cedofeita! Benedetto Google Maps! Se non ci fosse, bisognerebbe inventarlo, ma se c’è ti fa arrabbiare.

Prima visita a Porto
Non possiamo subito fare il check-in e quindi lasciamo gli zaini all’interno del portone, dove non c’è anima viva, e ci dirigiamo in centro per una prima visita della città. A Porto dominano i colori scuri e il grigio. I palazzi sono generalmente di pietra scura, e anche le azulejos sono quasi sempre di tonalità scure. Domina il blu, il rosso porpora, il verde cupo. Poco distante da piazza Carlos Alberto, dove campeggia un monumento ai caduti della Prima Guerra Mondiale, si trova la chiesa del Carmine, completamente rivestita di azulejos. L’interno è di un barocco asfissiante che subito ci opprime, con statue vestite che ci ricordano quelle inquietanti delle cappelle di Oropa, in Piemonte. Non rimaniamo molto all’interno della chiesa, abbiamo bisogno di aria. A noi piace l’austera essenzialità del romanico, l’arditezza e la semplicità di linee del gotico, o al massimo l’eleganza del barocco romano, ma già sconfiniamo in qualcosa che secondo noi non risponde al nostro bisogno di religiosità. In Portogallo il barocco deve aver trovato un terreno fertilissimo tanto da straripare letteralmente in forme e decori eccessivamente lavorati ed arzigogolati, come in preda ad una specie di cieco e forsennato horror vacui che impone di non lasciar libero neppure un centimetro quadrato di architettura. Quasi come se quel centimetro quadrato libero mettesse in pericolo chi guarda e lo rendesse possibile preda di una peccaminosa immaginazione, diabolica e fuorviante. De gustibus. Ci troviamo nel quartiere di Vitòria, davanti all'Università di Oporto e a due passi dalla Torre dos Clérigos, il simbolo della città. E’ questa una costruzione  opera di un architetto nostro connazionale, Niccolò Nasoni, eretta negli anni dal 1754 al 1763 su commissione della confraternita dei Clerigos Pobres (i chierici poveri). E’ alta ben 76 metri e praticamente si vede da ogni punto della città. La utilizzeremo come punto di riferimento per orientarci all’interno delle viuzze del centro.

L’appartamento di Rua de Cedofeita, 6 (o di Piazza Carlos Alberto?)
Dopo un caffè davanti alla Torre, torniamo all’appartamento. Entrati nel portoncino troviamo la busta con le chiavi e le altre istruzioni per il pagamento e il check-out di dopodomani. Saliamo al terzo e ultimo piano della palazzina in una scala buia. Si accende solo col nostro passaggio ma la luce è talmente fioca che a stento riesco ad infilare la chiave nella toppa. Il monolocale è molto carino. Anche qui domina il grigio, ma per fortuna è molto luminoso perché ha ben tre finestre e una porta finestra. Ci sistemiamo, ci docciamo e ci concediamo un bel riposino pomeridiamo fino a quando ci alziamo per andare a fare un po’ di spesa per la cena. L’appartamentino è dotato di una cucina nascosta all’interno di un armadio, con frigorifero, lavabo e forno a micro-onde. Ci ricordiamo che su Rua de Cedofeita c’è un negozio della catena Pingo Doҫe, una rete di 400 negozi che costellano il Portogallo e che vendono generi alimentari con la possibilità di consumare sul posto ciò che si acquista.

Digressione
Una piccola digressione. Il Portogallo sembra aver recepito in maniera egregia la cosiddetta Direttiva Europea sui Servizi, detta anche direttiva Bolkestein. Cosa che non succede ancora in Italia. Le farmacie sembrano davvero liberalizzate: ce ne sono parecchie e molto vicine tra loro. Le banche possiedono degli ATM della rete Multibanco, in pratica uno sportello dove è possibile usufruire di decine di servizi, da ricariche telefoniche a acquisto di biglietti per mezzi pubblici, e di prelevare denaro dal proprio circuito bancario senza commissioni (la quasi generalità degli operatori bancari portoghesi aderisce alla rete). I trasporti sono liberalizzati. All’interno delle città ci sono più compagnie che gestiscono i servizi di trasporto pubblico locale e grazie ai terminal “rodoviari”, molti gestori diversi assicurano i collegamenti con le principali città e località del Paese. Tornando a Pingo Doce e alla consumazione sul posto, per esperienza lavorativa personale (essendo io responsabile di due Sportelli Unici per le Attività Produttive di due diversi Comuni), non è raro che da noi la polizia municipale, ma anche i N.A.S. e la A.S.L., faccia storie dal punto di vista igienico sanitario, non ritenendo possibile la consumazione sul posto senza la licenza di esercizio pubblico…

L'inizio del Caminho Portoguẽs da Costa
Tornando alla città di Porto, alle 18 del pomeriggio la Rua de Cedofeita è piena di gente che la percorre. Da questa via comincia il Caminho Portoguẽs da Costa. Proprio sotto casa nostra è posizionato un bel cartello esplicativo e al centro della via si trova una vieira di segnalazione della direzione del cammino. Da qui a Santiago sono circa 250 kilometri. Pensiamo già a sabato mattina… Guardiamo un pellegrino con zaino e bastoncini dirigersi decisamente verso la via, che punta diritta a nord, e sparire tra la gente che passa. Questa sera per cena abbiamo del riso con “frango”, degli affettati locali e del formaggio con il buonissimo e soffice pão locale. Non usciamo questa sera, ci dedichiamo a scrivere appunti a cercare informazioni, a scrivere messaggi. Sotto di noi, su piazza Carlos Alberto e rua de Cedofeita, c’è molta vita. Un ristorante ha aperto i battenti e ha messo musica ad alto volume. Sono quattro o cinque brani reggae che girano in continuo loop. All’inizio è piacevole, ma sono sempre gli stessi pezzi e dopo un po’ comincia a dar fastidio. E la solfa durerà fino a notte tarda…




 












































03 luglio 2018

3 luglio 2018 – Verso Santiago 4 – A Fatima

Questa notte abbiamo dormito molto bene. Il letto del Rosa Mistica ci ha coccolati e stamattina ci sentiamo davvero riposati. Facciamo colazione in hotel, con la solita abbondanza di cibo dolce e salato, oltre a latte e caffè. Ma qui costa come un pranzo: € 7,00 a persona. Sulla conferma di prenotazione Booking me lo aveva scritto, ma come al solito non l’ho letto. Pazienza… Il tempo è fresco e variabile e si va verso il Santuario.

L'Itinerario del Pellegrino 2017-2020
Oggi dedicheremo l’intera giornata al nostro benessere interiore. Vogliamo percorrere l’itinerario del pellegrino. Questo è spiegato in un opuscolo pieghevole che è possibile prendere in varie lingue all’interno della zona sacra. Ci sono delle colonnine apposite con numerose copie a disposizione dei fedeli. L’Itinerario del Pellegrino 2017-2020 (così è intitolato), si articola su 5 tappe: 1 – Croce Alta; 2 – Basilica di Nostra Signora del Rosario; 3 – Cappellina delle Apparizioni; 4 – Cappella del Santissimo Sacramento; 5 – Porta principale della Basilica della Santissima Trinità. L’opuscolo guida il fedele alla meditazione e alla preghiera. Ma prima di qualsiasi altra cosa, cominciamo subito con una bella confessione. Scendiamo negli ambienti ricavati sotto il grande piazzale, nella Galleria di San Pietro e San Paolo. L’aspetto moderno e minimalista è graditissimo perché mette a proprio agio e ti invita a concentrarti sull’essenziale. Sulle pareti del lunghissimo corridoio, che viene illuminato da due grandi finestroni che danno su altrettante vasche con acqua, ci sono scene stilizzate della conversione di Pietro (a destra) e di Paolo (a sinistra). Al centro del corridoio si accede alla Cappella del Santissimo. Dalla parte sinistra c’è la cappella delle confessioni dove i sacerdoti presenti confessano in varie lingue, tra cui l’italiano. Le prime lacrime le versiamo lì. Usciamo riconciliati, riconsolati, rigenerati, con grande pace interiore. E’ con questo stato d’animo che possiamo dirigerci verso la Croce Alta (ben 33 metri di acciaio corten, quello arruginito per intenderci), opera dello scultore tedesco Robert Schad, e cominciare il percorso (chi volesse, può scaricare l’Itinerario del Pellegrino cliccando su questo link). Ci vogliono circa 2 ore per farlo bene con le soste che richiedono le cinque tappe con le relative meditazioni. Dalla Croce Alta, che incombe sulla statua di Giovanni Paolo II, si va verso la Basilica di nostra Signora del Rosario passando davanti ad un frammento del muro di Berlino, qui collocato per ricordare che attraverso Maria, Dio può far cadere tutti i muri: quelli dell’indifferenza, della discordia, del peccato, della morte… All’interno della bella Basilica di pietra bianca (la chiamano pedra do mar), c’è parecchia confusione ed è difficile trovare un po’ di silenzio per seguire le meditazioni che suggerisce l’opuscolo. A destra dell’altare maggiore c’è la tomba di San Francisco Marto. A sinistra quella di Santa Jiacinta Marto ed accanto a lei quella di Suor Lucia. I fedeli si accalcano davanti alle tombe e si fermano per una preghiera. I tre pastorinhos sono qui riuniti nel luogo che li ha visti protagonisti e spettatori di eventi straordinari nel 1917, giusto un secolo fa. Nei vari altari laterali, bassorilievi dei misteri del rosario di rara bellezza ti conducono per mano all’interno delle straordinarie storie che il Vangelo racconta e continuamente rende presenti. Nella Cappella delle Apparizioni recitiamo il rosario meditando i misteri dolorosi (è martedì), poi ci avviamo alla Cappella del Santissimo per l’adorazione.

La chiesa della SSma Trinità
L’ultima tappa è davanti alla imponente chiesa della Santissima Trinità. Progettata dall’Architetto greco Alexandros Tombazis, vincitore di un concorso internazionale, è stata consacrata nel 2007 dal cardinale Tarcisio Bertone e può ospitare 8.500 persone sedute. Vi si accede da 12 porte, 6 per parte, dedicate ai 12 apostoli, e per la porta centrale di ben 64 metri quadrati, che rappresenta Cristo. L’ultima meditazione è proprio qui davanti, poi entriamo nella chiesa. Il diametro è di 125 metri e la copertura è traslucida. Sulla parete di sfondo all’altare maggiore vi è un enorme mosaico del gesuita Marco Ivan Rupnik, con scene dall’Apocalisse di San Giovanni, sul quale spicca un crocifisso in bronzo alto 5 metri opera di Catherine Greene, una scultrice irlandese. Tutto il contesto è tale da far restare a bocca aperta, ma dobbiamo affrettarci perché alle 12,30 nella Cappellina delle Apparizioni c’è la santa Messa.

La messa
Questa viene celebrata in portoghese ma è presieduta dal vescovo di Anagni-Alatri, Mons. Lorenzo Loppa. Il concelebrante portoghese dice ogni tanto una frase in italiano ma non riusciamo a capire con quale criterio. E comunque il lezionario e le letture sono tutte in portoghese, come pure l’omelia (pronunciata dallo stesso concelebrante). Noi siamo seduti sul lato destro della Cappellina. Durante la celebrazione sono attirato dal molto fumo che si sprigiona da una zona dietro alla Cappella e da fiamme che arrivano dalla stessa zona. Terminata la celebrazione, rimaniamo ancora qualche minuto in raccoglimento. Davanti a noi una suora con un velo azzurro chiaro è assorta in preghiera. Gli inservienti alla zona centrale della Cappellina, dove è collocata la teca con la Madonna di Fatima (è stata realizzata sopra il tronco del leccio, ormai secco, dove la Madonna appariva ai tre pastorelli), infilano ogni tanto dei fogli di carta, o delle buste contenenti offerte, in una fessura sotto il basamento della Madonna. All’interno della Cappellina c’è ancora molto raccoglimento, ma fuori, dal lato da dove si vedono le fiamme alte e il fumo, la gente sembra accalcarsi.

Le promesse di cera
Usciti dalla Cappellina, molto incuriositi, decidiamo di andare a vedere cosa sta succedendo. C’è un “tocheiro”, un enorme e lungo porta candele in acciaio, dove le persone bruciano cera in quantità. Le “velas” (candele), sono di cera gialla grezza e sono delle dimensioni più varie: da venti centimetri per due di diametro, fino a ceri di ragguardevoli dimensioni e a candele di una esagerata lunghezza. Queste si piegano e prendono fuoco in quello che più che un porta candele è un vero e proprio forno. Bruciano con fiamme alte e sono le responsabili principali del grande fumo. Dal lato destro, il forno reca addirittura la scritta “pira”. E’ qui che i fedeli bruciano le “figuras de cera”, forme di cera raffiguranti persone, animali, parti del corpo (una testa, un piede, una mano…) o organi interni (un cuore, un intestino, gli occhi…). Un cartello avvisa che qui i fedeli devono bruciare il resto delle candele dopo averne messa soltanto una nel portacandele (Pedimos a sua comprensao. Impossivel quimar dignamente toda as velas no tocheiro. Acenda una vela so. Coloques as restantes da pira. A sua promesa fica cumprida. = Chiediamo la tua comprensione. È impossibile smaltire tutte le candele nella torcia. Accendi solo una candela. Metti il resto nella pira. La tua promessa è soddisfatta.). Ma la gente è veramente tanta e continua a bruciare cera in quantità. Alcuni si avvicinano al tocheiro con grande solennità e compostezza, concentrati e raccolti in preghiera. Altri, invece, conversando con un amico o un congiunto. Sul retro della “pira”, c’è una zona dove è possibile prendere ceri per bruciarli come promessa, lasciando delle offerte prefissate in apposite cassette. Qui un cartello invita a non bruciare troppa cera (Nao prometa velas altas. Irmaos de todo o mundo apelam para nossa ajuda. Converta parte das velas prometidas em pao para os pobres. A sua promesa fica cumprida. = Non promettere candele alte. I fratelli di tutto il mondo chiedono il nostro aiuto. Converti parte delle candele promesse in pane per i poveri. La tua promessa è soddisfatta). Per tutto il giorno continua il flusso dei fedeli portoghesi con le velas da bruciare.

Il pellegrinaggio in ginocchio
E per tutto il giorno continua anche un’altra pratica devozionale dei fedeli, questa volta più silenziosa ed ecologica delle promessas de cera: la peregrinaҫão do joelhos (pellegrinaggio delle ginocchia). Questa consiste nel percorrere in ginocchio ed in preghiera circa duecento metri della Cova da Irìa fino alla Cappellina delle Apparizioni. Prima dell’inizio del pellegrinaggio i fedeli vengono invitati a recitare un’orazione:

Oracao antes a
Perigrinaҫão do johelos

Santissima Trinidade
Pai, Filho e Espirito Santo
Adoro vos profundamente

O meu coraҫão exulta
Por tanto beneficios
Que me haveis concedido
Ajudai-me a reparar com o bem
O mal dos meos pecados
Aceitai esta peregrinaҫão de johelos
Até ao lugar bendito
Onde Maria nos comunicou
A certeza do Vosso Amor.

Por este sacrificio
Imploro a benҫão do perdão
Sobre os pobre pecadores
A fim de que todos
Abertos à mesangem do Evangelho
Gozemos de paz no tempo presente
E cheguemos um dia as alegrias eternas.

Por Cristo, Senhor Nosso. Amen.

Preghiera prima del
Pellegrinaggio in ginocchio

Santa Trinità
Padre, Figlio e Spirito Santo
Ti amo profondamente

Il mio cuore esulta
Per i tanti benefici
che mi hai dato.
Aiutami a riparare con il bene,
il male dei miei peccati.
Accetta questo pellegrinaggio in ginocchio
nel posto benedetto
dove Maria ci ha comunicato
la certezza del tuo amore.

Per questo sacrificio
Imploro la benedizione del perdono
Su di noi poveri peccatori
affinché tutti
Aperti al messaggio del Vangelo
possiamo godere la pace nel tempo presente
E un giorno raggiungeremo le gioie eterne.

Per Cristo nostro Signore. Amen.

(La traduzione non è perfetta ma credo che renda bene l'idea)

Anche qui i modi di interpretazione dell’atto sono molteplici: chi affronta la leggera discesa con le ginocchiere, chi si toglie le scarpe e le mette a protezione delle ginocchia, chi invece sceglie di sentire la dura pietra sulla rotula o di pregare carponi per tutto il percorso. Fatto sta, che sono molte le persone che sentono il bisogno di farlo: adulti, giovani, anziani, uomini, donne… pratica comune, sentita a tutte le età. Manifestazioni di religiosità che restano per noi un ricordo forte e ci interrogano profondamente sull’animo dell’uomo e sul suo bisogno di compiere degli atti esteriori concreti per avvicinarsi all’Assoluto.

Nel pomeriggio
Un pranzo leggero e frugale a base di verdure lesse, riso e pollo, ci attende davanti al terminal “rodoviario”, poi torniamo in hotel per il tempo necessario a un riposino pomeridiano (da un capo all’altro della cittadina). Siamo di nuovo al Santuario. Prima ci fermiamo nella Cappellina delle apparizioni, poi a goderci la luce del tardo pomeriggio seduti su una panchina di pietra, poco più in la’ del punto di inizio del pellegrinaggio in ginocchio. C’è una quiete e una pace che fa bene all’anima. Viene da pensare a Pietro, Giovanni e Giacomo, sul Monte Tabor: “Signore è bello per noi stare qui”. Il sole scende dietro le case e la luce calda del tramonto illumina la pietra della basilica di Nostra Signora del Rosario, che si colora di un bianco avorio. La serata volge al bello, nel cielo qualche nuvoletta bassa viene spinta da una brezza leggera. Dalla pista bianca del pellegrinaggio delle ginocchia continuano a prendere il volo pellegrini, attendendo il proprio turno, proprio come aerei che attendono di rollare sulla pista dell’aeroporto dell’infinito. La gente continua ad uscire e ad entrare dalla cappellina delle Apparizioni, a inginocchiarsi, a raccogliersi in preghiera. E altri ancora, incessantemente, si fermano all’offerta delle candele per poi portarle a bracciate intere al tocheiro rovente e fumante. Ci piace guardare tutto questo in silenzio, mentre la Cova da Irìa continua a comunicarci un senso di soprannaturale e di come la Madonna abbia voluto parlare al suo popolo attraverso la voce degli ultimi e dei più piccoli e indifesi.

A cena
A cena in un ristorante in Rua Giacinta Marto, con menù fisso. Teresa prende del “frango” (pollo). A me fa molto ridere questo nome… Ci divertiamo a riconoscere le cose caratteristiche del Portogallo che sono disegnate sulla tovaglietta. Le riconosciamo tutte tranne una: il gallo simbolo del Portogallo, le onde dell’Oceano, le rondini, il vino rosso di Porto, gli azulejos, i tram gialli di Lisbona, le piccole tesserine di pietra dei marciapiedi, il baccalà, le sardine, il mandolino. Ma quella cosa gialla? Sembra un calamaro? Una seppia? All’interno sembra avere un piccolo cuore… Non riusciamo proprio a capire di cosa si tratta. Siamo soli al ristorante e siamo seduti di fuori. L’entrata del locale si trova al piano sottostrada. Cosicché bisogna scendere da una scala. Dall’interno del fabbricato invece, dopo un po’ cominciano a scendere degli ospiti di un hotel e a ordinare le pietanze, con la sala che si anima e prende vita. Finiamo di mangiare con calma e ci dirigiamo verso il Santuario. E’ ancora presto, sono le 20,45, e il rosario nella Cappellina delle Apparizioni è in programma alle 21,30. Ne approfittiamo per telefonare a casa.

Il rosario e la processione aux-flambeaux
Abbiamo preso due “velas” per la processione aux-flambeaux lasciando un’offerta. Sono le più piccole che abbiamo potuto trovare, eppure sono molto più grandi di quelle che usiamo noi in Italia, di cera raffinata. I gruppi di pellegrini in visita al Santuario cominciano ad arrivare e ad occupare i banchi della Cappellina, a riempire i lati. Arriva parecchia gente, tanto che non ci si entra più e moltissimi fedeli stanno fuori, sulla Cova, in piedi. Noi anche siamo in piedi. Sta per cominciare la recita del Santo Rosario. Il presidente dell’assemblea parla in portoghese. E’ lo stesso della Messa di questa mattina. Ogni tanto pronuncia senza apparente criterio una frase in italiano, che legge da un foglio. Ci dice che questa sera sono presenti dieci gruppi dal portogallo, sei dall’Italia e altrettanti dalla Spagna, quattro sono i gruppi polacchi e due quelli francesi, poi c’è un gruppo tedesco. Il rosario viene recitato nelle diverse lingue. Il primo mistero in portoghese, il secondo in spagnolo, il terzo in italiano, il quarto in polacco, il quinto per metà in francese e per metà in tedesco. Alla prima parte dell’Ave Maria, recitata da un lettore sull’ambone, segue la seconda in uno straordinario misto di lingue. Eppure sembra quasi di essere all’unisono. Noi avevamo a destra degli spagnoli, a sinistra dei francesi e subito dietro un folto gruppo di pellegrini polacchi. Tutti con lingue diverse ma accomunati dallo stesso amore per la Madonna. Terminato il Rosario comincia la breve processione, che segue un tracciato molto approssimativo e circolare nella parte più alta della Cova, tra il porticato della Basilica e il grande palco centrale inaugurato nel 1982 con la visita di Giovanni Paolo II, pellegrino a Fatima per gratitudine alla Madre Celeste. Alle 22,30 tutto è concluso. I pellegrini tornano alla spicciolata negli alberghi e nelle case. In tanti ancora si fermano in preghiera nella Cappellina e noi con loro. Tutto intorno c’è silenzio e raccoglimento. Qualche preghiera ancora… qualche richiesta ancora… qualche promessa ancora… qualche lacrima ancora…













































Pedimos a sua comprensao.
Impossivel quimar dignamente
toda as velas no tocheiro.
Acenda una vela so.
Coloques as restantes da pira.
A sua promesa fica cumprida.

Chiediamo la tua comprensione.
È impossibile smaltire tutte le candele nella torcia.
Accendi solo una candela.
Metti il resto nella pira.
La tua promessa è soddisfatta.

















Nao prometa velas altas.
Irmaos de todo o mundo
apelam para nossa ajuda.
Converta parte das velas
prometidas em pao para os pobres.
A sua promesa fica cumprida.

Non promettere candele alte.
I fratelli di tutto il mondo
chiedono il nostro aiuto.
Converti parte delle candele promesse
in pane per i poveri.
La tua promessa è soddisfatta.








Oracao antes a
Perigrinaҫão do johelos

Santissima Trinidade
Pai, Filho e Espirito Santo
Adoro vos profundamente

O meu coraҫão exulta
Por tanto beneficios
Que me haveis concedido
Ajudai-me a reparar com o bem
O mal dos meos pecados
Aceitai esta peregrinaҫão de johelos
Até ao lugar bendito
Onde Maria nos comunicou
A certeza do Vosso Amro.

Por este sacrificio
Imploro a benҫão do perdão
Sobre os pobre pecadores
A fim de que todos
Abertos à mesangem do Evangelho
Gozemos de paz no tempo presente
E cheguemos um dia as alegrias eternas.
Por Cristo, Senhor Nosso. Amen.

Preghiera prima del
Pellegrinaggio in ginocchio

Santa Trinità
Padre, Figlio e Spirito Santo
Ti amo profondamente

Il mio cuore esulta
Per i tanti benefici
che mi hai dato.
Aiutami a riparare con il bene,
il male dei miei peccati.
Accetta questo pellegrinaggio in ginocchio
nel posto benedetto
dove Maria ci ha comunicato
la certezza del tuo amore.

Per questo sacrificio
Imploro la benedizione del perdono
Su di noi poveri peccatori
In ordine per tutti
Aperto al messaggio del Vangelo
Godiamoci la pace nel tempo presente
E un giorno raggiungeremo le gioie eterne.
Per Cristo nostro Signore. Amen.

(La traduzione non è perfetta)